Nomade in fuga sul camper: preso

Non è facile la vita per gli ottanta Sinti residenti nel campo di Buccinasco: devono fare i conti anche con i pregiudizi e con gli zingari ai quali tutti li paragonano. «Noi non siamo zingari - spiega “mamma Rosa” mentre ci serve il caffè -. Due anni fa, hanno tentato di mettere nel nostro campo due famiglie di zingari slavi ma noi abbiamo detto di no. Qui è venuto anche il prefetto e noi gli abbiamo ribadito il nostro no, nel nostro campo gli zingari non li vogliamo proprio, noi siamo Sinti, abbiamo le nostre tradizioni, la nostra cultura e con loro non andremmo d'accordo».
La casa di mamma Rosa sorge all’interno del campo Sinti di Buccinasco, che ospita un centinaio di persone, quasi tutti parenti di mamma Rosa, carismatica figura matriarcale che insieme a suo marito ha dato origine alla dinastia che vive nel campo: conta infatti ben quattordici figli e oltre trentotto nipoti distribuiti in una ventina di famiglie.
«Mamma Rosa - spiega l’assessore ai Servizi Sociali Mario Arrigoni -, è la nostra garante del progetto di integrazione, lei infatti garantisce che tutti i residenti del campo lavorino, altrimenti, sarebbero loro stessi a cacciarli dal campo». L’atmosfera è diversa da ogni altro campo nomadi, sarà che qui non siamo in mezzo a nomadi ma a Sinti stanziali, tutti italiani, che hanno fatto il militare, che parlano in dialetto piemontese e lombardo, comunque di fatto, all’ingresso del campo ci sono i bidoni per la raccolta differenziata, per terra non c’è neanche un mozzicone di sigaretta, le roulotte sono ordinate lungo il viale centrale e col tempo, ci spiegano, sono destinate ad essere sostituite con baracche di legno che sembrano delle vere e proprie baite di montagna, dotate di ogni comfort, acqua, corrente, stufe e televisori. Qui, non ci sono grosse auto né apparecchi satellitari, e si vedono anche poche persone, la maggior parte è a lavorare, chi in fabbrica, chi presso la piattaforma ecologica e chi in officina e i figli vanno tutti a scuola. Due ragazzi stanno ultimando una casetta in legno, ci spiegano come hanno comprato le assi, le hanno lavorate e con maestria artigiana, hanno saputo assemblarle in una vera e propria opera d'arte. Gli uomini sono dei veri e propri maestri nei lavori artigianali così come le donne, abilissime nel ricamo.
La storia dei Sinti di Buccinasco è proprio un’altra cosa: di origine piemontese e lombarda, facevano i maniscalchi e avevano le giostre poi, la scomparsa dei carri trainati dai cavalli ha fatto sì che una trentina di anni fa, mamma Rosa e suo marito si fermassero a Buccinasco, in un campo, con le loro roulotte e decidessero di cambiar vita.
«Pian piano stiamo cambiando vita - spiega mamma Rosa -.

Prima eravamo nomadi ora ci siamo stanziati qui, stiamo costruendoci la casa e poco a poco chissà, forse qualche mio nipote un giorno arriverà a prendersi una casa in affitto e a vivere fuori dal campo e allora, vinceremo anche la diffidenza di chi ora non vuole darci il lavoro perché sa che viviamo in un campo e pensa che anche noi siamo zingari».

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