"Non abbassare la guardia la minaccia di lupi solitari è concreta pure in Italia"

"Non abbassare la guardia la minaccia di lupi solitari è concreta pure in Italia"

Il generale Leonardo Tricarico, ex capo di stato maggiore dell'Aeronautica, è presidente della Fondazione Icsa, che ha riacceso i riflettori sulla piovra jihadista con il rapporto «Terrorismo, criminalità e contrabbando. Gli affari dei jihadisti tra Medio Oriente, Africa ed Europa». Il centro studi da dieci anni si occupa di sicurezza, difesa e intelligence.

Sopravvissuti e parenti delle vittime dell'11 settembre hanno fatto causa all'Arabia Saudita convinti del coinvolgimento della monarchia del Golfo. Lei cosa ne pensa?

«La narrativa condivisa a livello internazionale è che i sauditi abbiano avuto pesanti responsabilità con Al Qaeda e l'11 settembre. Ma non verrà mai provato nulla in maniera definitiva. Lo stesso caso Khìashoggi (il giornalista oppositore fatto a pezzi lo scorso ottobre nel consolato saudita ad Istanbul nda) ha portato a rivelazioni e conseguenze, ma poi è finito nel dimenticatoio».

Come giudica il processo a Guantanamo dei responsabili organizzativi dell'11 settembre?

«A Guantanamo gli Usa hanno creato una specie di mostro giuridico. Bisognerebbe trovare a livello internazionale norme adeguate e condivise, che possano pure prevedere la compressione temporanea di alcuni diritti per consentire all'antiterrorismo di affrontare con più efficacia la minaccia. Però anche un terrorista ha diritto a un processo equo. E non c'è solo Guantanamo: pure gli 800 jihadisti dell'Isis catturati in Siria dai curdi non possono rimanere nel limbo e dovrebbero venire giudicati».

Il terrorismo di matrice islamica sembra passato in secondo piano. Dopo la sconfitta territoriale dell'Isis è ancora una minaccia?

«Non bisogna abbassare la guardia neppure in Italia. La minaccia diffusa e molecolare del terrorismo jihadista permane elevata e imprevedibile. Lupi solitari, estremisti homegrown (nati in casa nda) e reclutati nelle disagiate periferie europee e nelle carceri, auto-indottrinatisi o manovrati dagli strateghi del terrore, potrebbero dare luogo ad azioni improvvisate di spontaneismo armato».

Il proselitismo del terrore attraverso la rete è sempre forte?

«Sì, e occorre continuare a tenere sotto osservazione l'accresciuto coinvolgimento nella cyber-jihad dei convertiti, per lo più in veste di predicatori e radicalizzatori, con il conseguente aumento della propaganda estremista in varie lingue occidentali all'interno di appositi web-forum per giovani musulmani».

Perché avete realizzato una ricerca di 480 pagine su tre minacce, terrorismo, criminalità e contrabbando, che in molti non collegano?

«È un lavoro su commissione grazie a fondi messi a disposizione dalla Philip Morris per un progetto sul contrabbando di sigarette. Abbiamo proposto il tema combattere il terrorismo sulla via del tabacco per capire se e quanto il contrabbando di sigarette finanzi il terrorismo. E abbiamo avuto conferma che non solo i tabacchi, ma il traffico di esseri umani, la droga, antichità e petrolio servono alla galassia jihadista per ottenere proventi in collusione con la criminalità organizzata».

Nel rapporto si parla della deradicalizzazione per chi aveva sposato la guerra santa. In particolare il sistema danese viene definito un'aspirina per curare il cancro. Cosa ne pensa?

«Penso che in Italia siamo in grave ritardo e le formule attuali non stanno dando grandi risultati».

Ci sono aggiornamenti sul rapporto?

«Un nostro ricercatore sta mettendo a punto una serie di dati sul traffico di animali, che è un'altra forma di finanziamento al terrorismo».

Fausto Biloslavo

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