da Milano
«La psichiatria è ancora una scienza bambina». Il professor Augusto Guida, docente di neuropsichiatria e direttore della casa di cura per la depressione «Le Betulle» di Appiano Gentile, ci tiene a non illudere i malati di depressione e sottolinea che, per ora, siamo molto lontani dal conoscere veramente le dinamiche di questa malattia.
Cosa rappresenta questa nuova scoperta dell'équipe della Rockfeller University?
«Certamente è un passo avanti molto interessante, che conferma quello che in parte già sapevamo, e cioè che la depressione non è dovuta a uno choc o a un evento traumatico. Basti pensare a certe forme gravi di depressione, quelle cosiddette bipolari, che ruotano dall'apatia all'euforia in poche ore: è chiaro che non ci sono cause esterne ma si tratta per forza di un fattore chimico. Si tratta di pura biochimica, ed è in questo senso che la ricerca deve andare avanti».
Possiamo sperare che questa ricerca porterà alla realizzazioni di farmaci più efficaci?
«Direi di no, la strada è ancora molto lunga. Dai topi all'uomo il passaggio non è affatto immediato. Nelle ricerche si usano i topi perché sono economici, ma per fare degli esperimenti più mirati sarebbero meglio le scimmie. In ogni caso, dobbiamo considerare che questo tipo di ricerche sono utili ma ancora lontane dal produrre una terapia. Il problema è che manca un riscontro di laboratorio per capire se una persona è depressa. Non riusciamo a capire, ad esempio, se la causa della malattia è data da mancanza di serotonina o di quale altro elemento chimico. Nel nostro cervello ci sono cento miliardi di neuroni che mandano altrettanti messaggi: supponiamo che la depressione sia dovuta ad alterazioni di queste comunicazioni tra neuroni, ma non sappiamo dimostrare quali. Se arrivassimo a questo punto sarebbe un grandissimo passo avanti. Per ora non ci rimane che fare una diagnosi sui sintomi clinici».
Con le cure oggi disponibili (psicofarmaci, terapie...) si guarisce sempre?
«Tutti i casi sono guaribili, il problema è il tempo di guarigione e la bravura del medico nel capire il tipo di depressione soffra il paziente».
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