Non era il Rocca Cannuccia. Appunto

E pensare che Delio Rossi se l’era sentita. «Mica affrontiamo il Rocca Cannuccia», aveva detto sabato. Verissimo. Se non fosse che il punto è ben altro perché in quella prima devastante mezz’ora con cui la Lazio ci ha deliziato a Bologna pure il Rocca Cannuccia uno o due ce li avrebbe infilati. Sarà superficialità e sarà pure un po’ di sfortuna, va bene. Ma sarà anche che è arrivato il momento di dire le cose come stanno. Perché la difesa proprio non va e Carrizo quasi quasi fa rimpiangere Muslera. Non una volta che regali una parata decisiva, mentre non si contano le occasioni in cui uno si ritrova occhi al cielo a rimpiangere non dico Marchegiani, Peruzzi o Ballotta ma pure Sereni... Insomma, il combinato disposto di un approccio superficiale ai limiti dell’irritante e di una difesa che proprio non va (due gol su calci piazzati la dicono lunga) ci hanno riportato in un baleno alla Lazio dell’anno scorso. Quella che per mettersi a correre e provare a buttarla dentro doveva prima farsi infilare una o due volte. Il resto, soprattutto le polemiche sulla sostituzione di Zarate, fa parte del fantastico mondo del dopopartita.

Certo, anche io non l’avrei tirato fuori tanto presto, ma non sapremo mai se con Zarate in campo o Rocchi al posto di Pandev o Foggia dietro le punte e sei a centrocampo e Siviglia a fare la doccia mentre Ledesma batte un calcio d’angolo ce l’avremmo fatta o no. L’unica cosa da fare adesso è aspettare il Napoli e vedere se la lezione di Bologna è servita.

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