Roberto Scafuri
da Roma
Cè una casa, ci sono gli eredi, cè il pater familias. La Casa andrà pure ristrutturata, coabitata per un bel gruzzolo di mesi, ma non sè «mai visto nessuno che rifiuta uneredità». Tra gli eredi, bene precisarlo, «non cè nessun primogenito». Silvio Berlusconi lascia la Sardegna per Arcore e chiarisce il senso delle sue divagazioni sul partito unico del centrodestra durante lincontro con Pierferdinando Casini e il premier inglese Tony Blair. Inutile lo schermirsi di Casini («Io erede? Sciocchezze», aveva subito esclamato il presidente della Camera). Berlusconi sottolinea che non si riferiva «a questo o a quello, ho detto in generale che gli eredi normalmente non rifiutano una ricca eredità...». Quando i cronisti sono tornati a fargli il nome di Casini come «primogenito», il premier ha negato: «No, no, no, assolutamente... Non ne voglio parlare ora, sarà la nuova formazione politica a determinare attraverso le regole democratiche quali saranno le responsabilità di ciascuno...».
Limportante, ha spiegato ancora il Cavaliere, è che il dibattito si svolga «in una maniera assolutamente limpida, trasparente e, soprattutto, democratica». La cosa più importante non sono gli eredi, quanto loggetto delleredità: «Un partito, una casa comune per i moderati italiani. E questa cosa riguarda tutti i protagonisti dei partiti moderati e non uno in particolare... Credo che tutti abbiano interesse alla costruzione di questa nuova forza politica perché è chiaro che è diverso essere protagonisti e leader di un partito allics per cento piuttosto che del 3 o 4 per cento...». In effetti il solo annuncio di un partito moderato unico ha gettato lo scompiglio anche nelle file del centrosinistra, con la ribellione della Margherita e quel che ne è seguito.
La strategia funziona e va fatta maturare, tanto più che linteresse al partito unico ieri pare aver conquistato persino Marco Follini. Il leader dellUdc ha spiegato che «se si vuole lavorare a un nuovo soggetto, io non mi considero un ostacolo». Anche se, per il capo dei centristi del centrodestra, alcune condizioni «chiare e forti» esistono: che sia «un partito democratico, europeo, moderato e con una forte spinta morale». Su questultimo punto Follini ha insistito durante un incontro con le giovani leve udicine. «In realtà - ha detto - non parlerei di partito unico, ma di soggetto politico, di un grande contenitore democratico nel solco del Ppe». Un partito di valori, ha spiegato, perché «o la politica recupera i suoi valori, la sua morale, la sua base etica o non cè futuro. Tutti abbiamo orrore del periodo in cui le sorti del Paese erano state lasciate alle Procure. Ma se vogliamo evitare e combattere il giustizialismo, dobbiamo recuperare lo spirito morale e scommettere su una politica che abbia una propria idealità». Per Follini ora cè bisogno di «mettere a fuoco contenuti, obbiettivi e strategia... Cose che non si fanno con lorologio alla mano ma, se si vuole imboccare un percorso che conduca a un soggetto moderato più forte e unito, non credo di essere io lostacolo».
La questione non può essere neppure quella delleredità, ha concluso Follini ricordando la trasmissione di Amadeus («Non siamo mica alla televisione...»). La strategia del partito unico, ribadita con forza da Rocco Buttiglione, trova nellex popolare Giuseppe Gargani nuovi motivi. Lazzurro sottolinea la potenzialità di richiamo anche per i centristi dellUnione, così «da trasformare in opportunità lo strappo della Margherita, dando vita a un Ppe che accolga tutti i moderati». Secondo un altro azzurro, Antonio Martusciello, al rassemblement moderato servirebbe lo «spirito del 94». Unidentità che in questi anni sarebbe «mancata a Forza Italia», anche secondo lanalisi di don Gianni Baget Bozzo. Di certo, spiega Ferdinando Adornato, la Cdl del futuro «non potrà mai più essere la stessa, si stanno facendo passi per arrivare alla piena realizzazione non del partito unico, ma del Partito della Libertà».
Il discorso tenta molto anche Alleanza nazionale, come dimostra lappello lanciato ieri dal viceministro Adolfo Urso al suo partito affinché, «in poche settimane», partecipi «a un soggetto politico che comprenda cattolici, liberali e nazionali». Anche secondo Maurizio Gasparri «è arrivato il tempo che An si ponga il problema della sua collocazione in Europa, dove An non è incompatibile con il Ppe, come dimostrano i moderati francesi, inglesi e anche spagnoli».
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