Non è facile mettere il premier alla porta

L'Italia non ci sta a combattere la guerra personale di Sarkozy e della Francia contro Gheddafi. O le ope­razioni passano sotto il comando Nato, o le basi italiane non permetteranno il de­collo di altri bombardie­ri

Non è facile mettere 
il premier alla porta

L'Italia non ci sta a combattere la guerra personale di Sarkozy e della Francia contro Gheddafi. Berlusconi ha ordinato ai nostri caccia di non spara­re e ha dato l’ultimatum a francesi e inglesi: o le ope­razioni passeranno sotto il comando della Nato, oppure le basi italiane non permetteranno il de­collo di altri bombardie­ri, qualsiasi bandiera bat­tano. Questo perché qual­cuno a Parigi ci sta pren­dendo per i fondelli. Trop­pe cose non tornano in questa vicenda. A partire dal vertice di sabato scor­so durante il quale gli alle­ati hanno dato il via libe­ra all’attacco. Prima della riunione ufficiale all’Eli­seo, Sarkozy aveva convo­cato nel suo ufficio, per preparare il documento finale, solo inglesi e ame­ricani. L’Italia era stata la­sciata fuori, a fare antica­mera, come dire: tu non conti, accetta e taci. Ma come? Noi siamo il primo partner della Libia, noi abbiamo le basi indispen­sabili per fare la guerra, noi subiamo le conseguenze e i rischi maggiori (immigrazione e terrori­smo), e ci trattano così?

Non è facile mettere Berlusconi alla porta. In Italia sinistra e magistrati ne sanno qualche cosa. I francesi l’hanno scoper­to ieri. Per senso di re­sponsabilità e di fedeltà all’alleanza,il premier sa­bato ha incassato il col­po, fingendo di accettare come buona la versione della missione umanita­ria.

Poche ore,e l’Italia ha ripreso in mano la situa­zione: dobbiamo restare della partita, perché il fu­turo della Libia è soprat­tutto affare nostro, ma non senza condizioni. I francesi infatti volevano ben altro che salvare la vi­ta ai ribelli: petrolio, gas e affari da sottrarre un do­mani alle aziende italia­ne senza neppure farsi ca­rico dell’ondata di profu­ghi che tutto questo sta comportando. Così non va, così è fuori dal manda­to dell’Onu che è molto chiaro e non prevede ope­razioni mirate p­er ribalta­re il governo libico o ucci­dere Gheddafi. Che i francesi stiano fa­cendo i furbi non è soltan­to una nostra impressio­ne. I norvegesi hanno so­speso le operazioni, gli americani hanno annun­ciato di volerlo fare al più presto, appena conclusa una non meglio precisata «prima fase». Insomma, più che attorno a Ghedda­fi, la terra bruciata sta cir­condando Sarkozy. E a tracciare il perimetro è quella vecchia volpe di Berlusconi, che ha fiuta­to una brutta aria. Gli ita­liani hanno ben altri pro­blemi che occuparsi del­le questioni interni libi­che. E se proprio bisogna farlo le regole devono es­sere chiare, come l’obiet­tivo.

Che non può essere quello che ognuno, in Eu­ropa, faccia gli affari suoi a spese dell’Italia. L'ope­razione Odissea quindi è avviata su una brutta chi­na. Speriamo che non sia troppo tardi per rimette­re le cose al loro posto.

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