«Non è un paese per vecchi» trionfo annunciato Inattese solo le attrici

Il film dei fratelli Coen vince quattro premi, compresa la regia. Daniel Day-Lewis miglior attore; Marion Cotillard e Tilda Swinton le stelle femminili. All’Italia le statuette per la scenografia e le musiche

da Los Angeles

È stata la notte di Non è un paese per vecchi. Il film dei fratelli Joel e Ethan Coen si è portato a casa quattro statuette: migliore film, migliore regia, migliore adattamento (la sceneggiatura è tratta dall'omonimo romanzo di Cormac Mc Carthy), e migliore attore non protagonista, Javier Bardem, il quale ha reso omaggio in spagnolo a sua madre, l'attrice Pilar Bardem, a tutte le generazioni di attori della famiglia Bardem, e alla categoria in quanto tale. Al suo antagonista principale, Il petroliere di Paul Thomas Anderson, che aveva anch'esso ricevuto otto nomination, è andato invece l'Oscar per il migliore attore, vinto dal superfavorito Daniel Day-Lewis, e quello per la miglior fotografia, di Robert Elswit. Non americane anche le vincitrici in campo femminile: la francese Marion Cotillard, protagonista de La vie en rose di Olivier Dahan (che per l'emozione ha dimenticato di menzionare Edith Piaf nei ringraziamenti), e la sorpresissima britannica Tilda Swinton, per il suo ruolo in Michael Clayton di Tony Gilroy. Tre degli attori premiati - Javier Bardem, Daniel Day Lewis e Marion Cotillard - avevano già vinto il Golden Globe per la loro interpretazione.
Sull'onda del trend cosmopolita, Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo hanno vinto il loro secondo Oscar, dopo quello per The Aviator di Martin Scorsese, per le scenografie e l'arredamento di Sweeney Todd di Tim Burton. La coppia si è pure aggiudicata un bacio, soffiato dalla platea da Johnny Depp. Dario Marianelli è stato premiato per la colonna sonora di Espiazione di Joe Wright, in una categoria che vedeva candidato anche l'italoamericano Marco Beltrami per Quel treno per Yuma. Rimane solo la soddisfazione per la nomination anche per il torinese Andrea Jublin, regista, interprete e sceneggiatore del cortometraggio Il Supplente, a cui è stato preferito lo short francese Le Mozart des Pickpockets di Philippe Pollet-Villard.
Oscar anche per l'artista più chiacchierata di questa edizione, quella dalla traiettoria di vita più da film hollywoodiano: l'ex spogliarellista Diablo Cody, premiata per il copione di Juno, la sua prima sceneggiatura. La piccola commedia irriverente su di una gravidanza adolescenziale indesiderata è anche il film più amato dal pubblico tra i candidati per il migliore film, avendo incassato oltre cento milioni di dollari, una cifra che l'ha fatto diventare il film indipendente di maggior successo della storia.
Migliore film di animazione è risultato un altro campione di incassi, Ratatouille di Brad Bird, mentre Taxi to the Dark Side, un documentario sugli abusi americani in Irak, Afghanistan e Guantanamo diretto da Alex Gibney e Eva Orner, ha avuto la meglio sul più conosciuto Sicko di Michael Moore. E proprio a dei soldati di stanza in Irak è spettato l'onore di presentare l'Oscar per il migliore documentario corto, vinto da Freeheld, di Cynthia Wade e Vanessa Roth. Migliore film straniero è invece risultato l'austriaco Il falsario di Stefan Ruzowitzky.
La guerra, la fine dello sciopero degli sceneggiatori e la campagna presidenziale sono stati i temi principali del monologo del presentatore Jon Stewart. Ma al di là delle risate, l'atmosfera dominante che permeava il teatro Kodak era quella di sollievo per il ritorno alla normalità dopo l’agitazione che ha immobilizzato Hollywood da novembre, e che fino a due settimane fa ha messo in forse la notte in cui il mondo del cinema ama onorare se stesso.
Ora però incombe la minaccia di un altro più devastante sciopero con l'avvicinarsi della scadenza del contratto degli attori, il prossimo 30 giugno.

Proprio per evitare questo scenario, un gruppo di pezzi da novanta, capitanato da George Clooney, Robert De Niro e Meryl Streep, ha pubblicato un annuncio sui maggiori giornali del settore, chiedendo l'inizio immediato delle trattative tra il sindacato degli attori e l'associazione dei produttori. Perché gli attori, meglio di tutti, sanno che lo spettacolo deve sempre continuare.

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