di Giovanni Chiari
La crisi del gas? Il buon senso prevarrà e i russi restano partner affidabili. In ogni caso già oggi l’Italia è uno dei Paesi europei meno dipendenti dalle forniture di Gazprom. E il prossimo inverno con l’entrata in funzione del rigassificatore di Rovigo e con il potenziamento del gasdotto con l’Algeria i rischi di una crisi saranno ancora ridotti. Parola di Umberto Quadrino, amministratore delegato Edison.
Iniziamo dall’oggi. Crisi del gas nel 2006, nuova crisi all’inizio del 2009: ma allora non le sembra che i russi siano poco affidabili?
«Direi di no, già quattro anni fa il presidente di Gazprom, Alexei Miller, e il suo vice, Alexander Medvedev, erano venuti qui in Foro Buonaparte e mi avevano detto con chiarezza che esisteva un problema con l’Ucraina e che volevano costruire due nuovi gasdotti, il North Stream e il South Stream per cercare vie alternative per il trasporto del gas».
La crisi con l’Ucraina non vede solo in gioco il gas: è una questione politica.
«La tensione con Kiev ha ben altri connotati oltre al gas. Ma gli interessi che Russia e Ucraina hanno con l’Unione europea sono talmente forti che non credo che questa situazione possa durare a lungo senza una soluzione in cui prevalga il buon senso».
E finché non torna il gas russo, come pensa che ce la caveremo?
«Le riserve che abbiamo sono sufficienti per i prossimi due mesi, ma il problema potrebbe essere quello dei consumi di punta che potrebbero mettere sotto stress gli stoccaggi. Dalle riserve strategiche, infatti, non si può estrarre tutto in una volta il gas disponibile. Per avere più flessibilità l’unica strada è quella di aumentare il numero dei giacimenti di stoccaggio. Ma le autorizzazioni ritardano. Comunque il ministro Claudio Scajola ha l’esperienza della crisi del 2006 e già allora, che eravamo in una situazione meno buona di oggi, ne siamo venuti fuori. Superata questa crisi però la situazione appare più tranquilla: i collegamenti con l’Algeria sono stati potenziati e tra pochi mesi entrerà in funzione il rigassificatore di Rovigo».
Facciamo il punto: da questa crisi, se tutto va bene, ne veniamo fuori. Poi arriva il rigassificatore di Rovigo e un ulteriore potenziamento del gas algerino. Ma intanto dovrebbero salire anche i consumi. Cerchiamo di capire dove andiamo.
«Cominciamo dall’Europa: nei prossimi 10 anni la domanda crescerà di 100 miliardi di metri cubi mentre le riserve di gas europeo sono destinate a scendere di circa 100 miliardi. Se non ci sarà una crisi economica duratura, questo comporterà un fabbisogno di ulteriori 200 miliardi di metri cubi di gas che l’Europa dovrà reperire all’estero dai fornitori tradizionali ma anche attraverso nuove rotte del gas soprattutto dal Mar Caspio e dal Nord Africa. Questo richiederà uno sforzo di investimenti enorme».
E in Italia, stiamo meglio o stiamo peggio?
«Meglio, per una volta tanto. Al 2020 dovremmo superare i 100 miliardi di consumo quasi tutti di importazione, con un aumento del fabbisogno di circa 20 miliardi di metri cubi di gas. Ma intanto avremo potenziato il collegamento con l’Algeria di 6 miliardi annui e lo stesso con la Russia. Il rigassificatore di Rovigo aggiungerà altri 8 miliardi annui. Sono quindi 21 miliardi in più che si aggiungeranno entro il 2010. Poi dal 2012-2013 dovrebbero essere realizzati i progetti del gasdotto Galsi con l’Algeria, per 8 miliardi annui (di cui due andranno a Edison), e Igi, con 8 miliardi previsti dall’Azerbajan».
Per l’Igi, però, la trattativa per il gas Azero è ancora in corso.
«L’Azerbajan ha una disponibilità per l’esportazione di 12 miliardi di metri cubi l’anno, una quantità più che sufficiente per il nostro progetto dell’Igi, ma non per il progetto Nabucco, che necessiterebbe anche di altri quantitativi di gas provenienti da altri Paesi dell’area.
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