«Non è vero che non importa. Che è tutto passato e che tutto si può fare in nome del diritto alloblio». Poche parole. Ma terribili quelle concesse al sito internet del Fatto quotidiano dalla moglie di Antonio Custra, il vice brigadiere della polizia ucciso durante una manifestazione il 14 maggio del 1977 quando a sparare ad altezza duomo cera anche Maurizio Azzollini, oggi promosso capo di gabinetto del vice sindaco Maria Grazia Guida. «Un conto è consentire a chi ha sbagliato di emanciparsi dagli errori, un altro è approfittare delloblio per elevarlo a posizioni di responsabilità quando per la storia ne ha ben altre».
Difficile non leggere in uno sfogo tanto amaro una risposta, magari indiretta, alla difesa che dellex estremista rosso ha fatto Giuliano Pisapia. «Mi sembra che non ci sia nulla da criticare - aveva detto il sindaco sabato - Credo che quello del reinserimento dei condannati sia un principio costituzionale che non bisogna esaltare solo a parole, ma anche nei fatti». Parole che non bastano, evidentemente, perché certi dolori non servono nemmeno trentacinque anni per sopirli. Come ha ricordato in unintervista al Giornale Antonia, la figlia che nacque un mese e mezzo dopo la morte del padre. E che di lui porta il nome oltre alla divisa da poliziotto. «Nata senza papà e cresciuta già morta», disse di sé.
«Trovo scandaloso che un personaggio che ha sparato contro dei poliziotti e che solo grazie al caso o alla sua cattiva mira non è un assassino, oggi rivesta il ruolo di capo di gabinetto del vicesindaco della città di Milano» è la durissima posizione di Franco Maccari, segretario generale del Coisp, il sindacato indipendente di polizia. Per nulla convinto, nemmeno lui, dalla difesa di Pisapia. Come non convince i poliziotti nemmeno luscita di don Virginio Colmegna e della Casa della carità («Auspichiamo che ritorni il silenzio»). Difficile ripensando a quel giorno quando un uomo, grande nonostante i suoi soli 25 anni, opponeva la sua divisa alla ferocia di Azzollini e dei suoi compagni. «Il dolore per lassurda morte di un collega - spiega Maccari - non può essere cancellato dal tempo e a un aspirante assassino non è certo sufficiente una brillante carriera nei palazzi della politica per potersi guadagnare il rispetto di quei servitori dello Stato che hanno sempre difeso le istituzioni democratiche a rischio della vita». Al sindaco Pisapia «chiediamo di rimuovere immediatamente Azzollini dal prestigioso incarico che riveste in seno allamministrazione comunale: sarebbe un gesto di grande rispetto verso le tante vittime del terrorismo e verso le donne e gli uomini delle forze di polizia che, ancora oggi, sono il bersaglio della violenza delle frange politiche più estremiste».
Richiesta che arriva anche da Davide Boni, il presidente leghista del consiglio regionale.
«Non si può fare tutto in nome delloblìo»
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