da Milano
Piccoli bolidi. Utilitarie che sfrecciano oltre i 180 allora. Lindustria automobilistica non ha limiti di velocità: ogni anno un modello più potente, ogni stagione un chilometro orario in più. Chi vuole togliere le auto di cilindrata maggiore ai neopatentati, dovrebbe fare i conti con la realtà. E questa dice che oggi una Mini Cooper ha come velocità di punta i 225 chilometri lora, o che una Panda può tranquillamente superare i 180. Quando si parla di prestazioni, si pensa infatti immediatamente a Porsche e Ferrari, dimenticando che esistono anche allestimenti Gti di auto più compatte e normali, che puntano tutto su agilità e peso contenuto. Senza raggiungere i 300 chilometri orari consentono una guida decisamente sportiva, con costi decisamente più alla portata di molti, mentre le supercar vere e proprie non hanno costi per le tasche di tutti i diciottenni.
Oggi non è ancora chiaro quali saranno i limiti imposti dal ministro dei Trasporti ai neopatentati. Ma quando verranno resi noti, non potranno non tenere conto dello sviluppo della tecnologia.
Come già aveva anticipato in agosto, il ministro Alessandro Bianchi ha confermato la volontà di introdurre un periodo di training per completare la formazione al volante delle categorie più a rischio: i giovani compresi tra i 18 e i 24 anni e gli utenti delle due ruote. Il progetto dovrà prevedere una serie di provvedimenti che limiteranno le potenze alla portata di chi è fresco di patente, con l'obiettivo di ridurre i morti sulle strade. Uno scopo nobile, che tuttavia è fondato su qualche imprecisione. I dati ufficiali dell'Aci riportano infatti che le categorie più a rischio non siano quelle dei giovanissimi, ma quelle comprese tra i 25 e i 29 anni e dai 30 ai 34. Per quanto riguarda invece le moto, il Codice prevede già che per i primi due anni dal conseguimento della patente A, e comunque non prima dei 20 anni, non sia possibile guidare moto con potenza superiore ai 25 kW, equivalenti a 34 cavalli, con un ulteriore sbarramento rappresentato dal rapporto peso/potenza non superiore a 0,22 cavalli per ogni chilo di peso del veicolo. Senza dimenticare che, nel 60 per cento dei casi, i sinistri che coinvolgono una moto non sono causati dal motociclista, ma da altri veicoli o da carenza di manutenzione del fondo stradale.
Una volta terminato l'apprendistato con un'auto dal motore depotenziato, si parla di tre anni, un nuovo esame dovrebbe dare diritto a una patente senza limiti. Ma a questo proposito è lecito chiedersi se il test sarà realmente in grado di stabilire se si ha la capacità o meno di gestire potenze libere. Nel settore motociclistico, infatti, la prova supplementare si svolge esattamente tra gli stessi birilli che permettono di raggiungere il primo grado. Non è quindi azzardato prevedere che l'esame pratico integrativo per l'auto seguirà lo stesso blando copione che prevede facili parcheggi in ambiente urbano. Una logica conseguenza di corsi che sono mirati al superamento di quiz e prova pratica, senza tener conto delle reali condizioni di guida, al contrario di quanto avviene per esempio in Germania, dove capita spesso di vedere le auto scuola ad andature sostenute in autostrada. Non è pertanto da escludere che il doppio esame si trasformi in un ulteriore peso economico per chi inizia a guidare e deve già fare i conti con premi assicurativi più gravosi.
Quello in fase di elaborazione è il progetto più recente che riguarda i giovani, ma non il primo. Già in passato era stato stabilito prima il limite di guida per auto in grado di superare i 150 km l'ora, poi rimpiazzato dal rapporto peso/potenza e successivamente dalla norma attualmente in vigore che prevede il divieto per i neopatentati di superare i 100 km/h in autostrada e i 90 km/h su strade extraurbane. L'innovazione offrirebbe il vantaggio di rendere possibile la verifica dell'infrazione in caso di controllo, mentre oggi è molto difficile scoprire se un neopatentato non rispetta la legge, visto che i sistemi di rilevamento sono tarati per velocità superiori. In ogni caso, ancora una volta si va nella direzione della repressione più che in quella della prevenzione.
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