«La civica amministrazione, consapevole dell'eccezionale importanza culturale che riveste il cimitero di Staglieno, vero e proprio museo a cielo aperto ha intrapreso numerose iniziative mirate al restauro e alla valorizzazione delle innumerevoli opere di pregio che hanno reso famoso il Cimitero Monumentale in Italia e all'estero». Così Giorgio Guerello, l'ex assessore ai Servizi Civici e Cimiteriali, scriveva sull'opuscolo di presentazione sugli itinerari a Staglieno. «Ma di quali iniziative parlava? - tuonano alcuni visitatori del cimitero -. Si sono resi conto o meno quelli del Comune in che stato versa Staglieno? Probabilmente no. Perché le cose che non vanno sono tante. Troppe». Sono soprattutto i parenti dei defunti a scagliarsi contro Palazzo Tursi, reo di aver abbandonato alcune zone di Staglieno. E lo fanno senza mezzi termini. Sollevando e denunciando problemi che da anni cercano di risolvere: l'incuria dei campi; la scarsa pulizia; la poca manutenzione di viali, strade e gallerie e soprattutto il problema della sicurezza all'interno di questo immenso camposanto cittadino. E forse qualche dato può aiutare a capirne le dimensioni: superficie 330mila metri quadrati; sepolture 2 milioni; tombe 117.600 di cui 290 cappelle all'interno delle gallerie e 468 nicchioni. All'interno del cimitero ci sono aree riservate ai protestanti, agli ebrei, ai greco-ortodossi, ai musulmani e un reparto destinato agli inglesi (militari e civili). Insomma numeri e spazi da far venire i brividi. «No, veramente i brividi vengono a noi - spiegano Antonio, Francesco, Marco e Viviana -. Non ci sentiamo affatto sicuri all'interno del cimitero. Quando decidiamo di venire lo facciamo sempre in coppia. Mai nessuno di noi è venuto da solo. Non ci sono controlli, non c'è nessuno nei campi o all'interno delle gallerie. Staglieno è immenso, ma i custodi e gli operai che lavorano qui dove sono? Qualcuno al Comune vuol prendere coscienza del problema?». Insomma i visitatori non si sentono al sicuro soprattutto quando visitano le parti superiori del camposanto. E pensare che il Comune ha installato un sistema di video sorveglianza, posizionando 33 telecamere, proprio a tutela del patrimonio artistico, culturale e dei visitatori. Sono state inoltre collocate 40 colonnine «Sos» per permettere alle persone in difficoltà di contattare una postazione di controllo. «Ho provato diverse volte a schiacciare il pulsante - denuncia Maria Grazia, un'anziana residente a Molassana - mai una volta però che qualcuno mi abbia risposto. Non ce la raccontiamo per favore, queste colonnine non sono di certo un punto di riferimento per nessuno. Vengo con mia nipote al campo 56 e non ho mai visto nessuno che controllava. Ma la stessa cosa può dirsi per i campi 57 e 58».
Ma le denunce non si fermano di certo alla scarsa sicurezza. Molti lamentano anche lo stato di abbandono della zona intorno al Pantheon e la zona del «Boschetto dei Mille», dove si trovano alcune tombe dei patrioti del Risorgimento. «Basta dare un'occhiata al campo trentennale Ventaglio - spiega Nunzio, ex pensionato comunale -. Ai mie tempi, parlo di 20 anni fa, ogni campo faceva riferimento a un custode. C'era maggiore rigore, ma anche molta più cura. Oggi invece molte cose sono cambiate, e si vede». E in effetti scendendo giù per le scalinate del campo Ventaglio, lo spettacolo che si presenta non è dei migliori: i gradini sono quasi tutti rotti; ci sono foglie secche ovunque e i semi degli alberi hanno coperto gran parte delle tombe a terra. Le scritte sulle lapidi non sono più visibili. Ma il degrado si tocca con mano quando si percorrono le gallerie (quelle a ridosso del Pantheon). Versano in uno stato di abbandono assoluto: i calcinacci sono ovunque, i cornicioni cadono a terra, i muri sono sporchi. Alcune statue in marmo mutilate dai calcinacci che cadono, altre completamente rotte. Per non parlare della polvere che si alza. Il grosso marmo commemorativo dei Mille (accanto alle scale dello stesso Pantheon) è annerito: i nomi sono coperti da una coltre nera. Ma non basta, perché anche lungo il viale dove riposa Giuseppe Mazzini (la sua tomba è in ordine), l'incuria non fa sconti. Anche per il cimitero protestante, posto poco distante dall'ingresso, la storia si ripete: erba incolta, scalinate inagibili, tombe rovinate e fiori e rami secchi ovunque. «Abbiamo la nostra tomba di famiglia al secondo livello del camposanto protestante - chiarisce Arnoldo Lang -. E la situazione credo non sia più tollerabile. Lo stato in cui versa è di totale abbandono. Basta dare un'occhiata».
Ma c'è chi continua: «Non ci sono scope, neanche fossero materiale prezioso - aggiunge Alessandra Savani, residente a Sturla -. Sono costretta a pulire le tombe dei miei parenti con i fiori secchi che tolgo ogni volta che vengo qui. Le palette poi neanche a pensarci. Certo non posso affermare che gli spazzini non passano. Ma probabilmente non è abbastanza. E questo è percepibile ovunque, non soltanto nei campi 39, 53 e 24, quelli dove vado io». I visitatori non risparmiano critiche neanche quando parlano dei due autobus interni messi a disposizione dal Comune: «Partono ogni 40 minuti, se ne perdi uno è la fine. Si rischia di stare metà della mattinata o del pomeriggio dietro all'Amt. Anche questa chiaramente è una questione irrisolta da troppo tempo».
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