Gentile Direttore Feltri,
lei è un uomo dalla mente aperta, privo di pregiudizi, difensore delle libertà, per questo mi interesserebbe molto conoscere la sua opinione riguardo ciò che è accaduto a Susegana, in provincia di Treviso, dove i bambini di un asilo parrocchiale sono stati condotti in gita in una moschea e costretti a pregare prostrati sul tappetino.
Tina Costantino
Cara Tina,
ritengo che viga un po' di confusione riguardo il concetto di libertà. Libertà non è sottomissione, bensì la libertà è l'esatta antitesi della soggezione. Ed è un atto di vassallaggio, non di rispetto verso un'altra cultura e un altro credo, condurre dei bambini in gita presso una moschea, già passata agli onori delle cronache perché frequentata da sospettati terroristi, e obbligarli a piegarsi allo scopo di onorare l'Islam e gli islamici, in nome di un unico dio, il dio del politicamente corretto. Noi siamo cristiani, siamo in Italia, rispettiamo la libertà altrui di professare qualsiasi credo, ma non dobbiamo per questo aderire e adeguarci ai nostri ospiti. È obiettivo nobile educare i fanciulli al rispetto nei riguardi di chi ha una fede diversa, di chi ha un pensiero differente, di chi possiede una cultura lontana dalla propria, ma questo tipo di formazione non implica forme di assoggettamento figurato o sostanziale. Sembra che meno ci facciamo cristiani, più mettiamo da parte la nostra identità, più trascuriamo i nostri valori, più diamo prova di essere democratici e inclusivi. Il che è una boiata. Inclusività ed inclusione non comportano la rinuncia totale o parziale a quello che ci caratterizza, non impongono l'esclusione di pezzetti della nostra identità, l'umiliazione. Non ci tocca farci simili agli altri per essere giusti. Non ci tocca sposare la religione altrui per essere solidali. A me l'immagine di quei piccoli piegati non perché lo hanno sentito, non potendo avere consapevolezza piena di quello che stavano facendo, ma perché i maestri hanno ordinato loro di farlo mi ripugna. E ti spiego pure perché. Non per la fotografia e la scena in sé, ma perché tutto questo si accompagna ad un atteggiamento generale di mortificazione dei nostri simboli e delle nostre tradizioni. Insomma, quello che è accaduto diventa ancora ben più grave alla luce del fatto che nelle nostre scuole, ormai da lustri, in nome del globalismo, dell'integrazione, del rispetto, crocifisso e presepe sono stati sfrattati per non offendere allievi e genitori islamici. Quindi non mi capacito di come siamo sempre noi a doverci inginocchiare.
A me pare che quello che stiamo insegnando alle nuove generazioni non è il rispetto verso le altre religioni bensì il disprezzo verso noi stessi.
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