È bene che il Nord mantenga alta la guardia sulle sorti della Malpensa: un aeroporto internazionale nell’area centrale dell'economia nazionale è fondamentale. In questo senso vanno misurate anche le scelte del centrodestra sia all’opposizione sia oggi al governo. La lunga crisi della compagnia di bandiera era arrivata a un punto di non ritorno. Il governo Prodi, dopo un’asta poco aperta su Alitalia, si era ridotto a una trattativa con un’Air France che poneva come condizione il trasferimento della parte più qualificata del traffico del «Nord» sul costoso e inefficiente Charles de Gaulle di Parigi. Il sostegno del governo Berlusconi a una cordata nazionale aveva il senso di allentare la morsa francese e preparare una soluzione attenta anche alle esigenze del Nord. Si è concesso troppo agli imprenditori italiani che si sono accollati il rischio di gestire la nuova compagnia aerea? Le cifre sono ballerine e i conti vanno fatti valutando gli elementi strategici risolti dell’assetto logistico nazionale. Ma oggi Malpensa sarà ridimensionata nei piani della nuova Alitalia? In parte sì. Però non esiste più il ricatto architettato tra Romano Prodi e Air France di trasferire il traffico del Nord a Parigi. Oggi si può disegnare uno scenario risolutivo anche per il Nord. Resta il problema su chi deve impegnarsi su questo obiettivo. Certamente il governo. Ma una buona fetta di responsabilità tocca anche agli enti territoriali.
Il problema è però passare dalla protesta alla proposta. Contro le derive centralistiche, la Lega Nord ha praticato a lungo come base della sua politica una sorta di sindacalismo territoriale (così definito da Aldo Bonomi) raccogliendo le proteste di una società inquieta e accompagnandole con la proposta politica del federalismo (in alcuni periodi il secessionismo). Con questa tattica si sono raccolti risultati anche «materiali», portando a casa leggi in risposta alle ansie del Nord. Con un prezzo però: un calo nella capacità di partecipare al governo nazionale di certe forze politico-sociali rappresentative del Nord. Oggi nel centrodestra c’è bisogno di unità (e quella tra Umberto Bossi e Silvio Berlusconi è salda) ma anche di un po’ di competizione: la cosa più deleteria sarebbe che la competizione avvenisse con le altre forze del centrodestra che imitano il «sindacalismo» leghista. Proprio la sfida su Malpensa deve tenere conto di questo problema: vanno evitate sterili rivendicazioni (e ancora meno accettabili ricatti) verso gli imprenditori che hanno fatto il loro dovere consentendo la nuova Alitalia.
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