Ma la notte bianca non sbianchetta i guai

Tanto per farsi un altro po’ di nemici, voglio parlare male della Notte bianca del candidato Veltroni, un euro a voto, meglio vorrei ricordare agli entusiasti di cui sopra, e ai festanti protagonisti, gli altri 364 giorni della vita nella capitale. Cominciamo dalle cose più banali, quelle che vengono in testa a noi snob. L’immondizia si è andata accumulando nelle strade del centro storico e della periferia, sempre che corrisponda a verità che la Notte è stata vissuta anche nei quartieri dimenticati. Io li ho girati e mi sembravano morti come al solito, cioè per una volta piacevolmente tranquilli. L’immondizia alle ore 13.30 della domenica era tutta lì, tra marciapiedi e strade del centro storico, piatti, bicchieri di plastica, bottiglie di birra rotte. Sempre per gli abitanti del centro storico più disastrato del mondo, già dalle sette di sera non si poteva entrare, non dico con le macchine private, che potrebbero restarne fuori tutto l’anno, ma a bordo di un taxi, figurarsi di un autobus. Invadere il centro storico è molto festoso, non poterci rientrare per dodici ore, fino alle sette del mattino, pur vivendoci, è sana giustizia di classe, evidentemente, per il Campidoglio. Eppure basterebbe un’organizzazione di piccoli bus che si avvicinino il più possibile alle zone proibite, lo stesso per i taxi, tanto per farsi odiare un po’ di meno da una categoria che avrà pure i suoi difetti, ma provateci voi a lavorare nel traffico di Roma. La fanno tutti gli anni questa pacchianata, credo che un robusto staff ci lavori per dodici mesi, dunque non dovrebbe essere difficile organizzare un evento che lasci chi lo desidera uscire e divertirsi, tutti gli altri, e non sono pochi, chiudersi in casa.
Ma una volta arrivati a casa, la notte rimane bianca per tutti, perché il rumore che sale dalla strada è insopportabile. In via di Torre Argentina abbiamo preso sonno dopo le sei, la curiosità antropologica di osservare dalla finestra le ragioni del divertimento dei protagonisti era presto appagata: camminavano, si davano grandi pacche sulle spalle, bevevano birra, ruttavano, mangiavano pizza, ruttavano, parlavano in piccoli megafoni tanto per essere sicuri di esistere, si chiedevano, sempre via megafono, come raggiungere a piedi il posto del concerto all’alba degli Zero Assoluto, nomen omen. C’erano anche coppie di incoscienti con i bambini in carrozzina, le manine pendevano inerti, mentre dormivano semisoffocati dalle coperte e dal frastuono. Dove devono stare i bambini all’ora di dormire?
Lucio Dalla non si è visto, La Pausini pure, almeno così mi sembra. Quanto costi la Notte Bianca resta un mistero, certo basta pensare agli straordinari dei vigili urbani, e ti viene male. Al Circo Massimo già alle sette di sera l’ingorgo era tremendo, da film: tutti a guardare le palline colorate piantate sul fondo. Decoro urbano? Può darsi, per dodici ore.
Dichiara il sindaco più mediatico, o più manipolatore, del mondo, che «è stata una edizione della Notte Bianca davvero straordinaria, che ha superato ogni previsione di partecipazione di cittadini, di turisti, di giovani e che ha rappresentato un’offerta culturale, di svago e di socialità senza precedenti. Roma ha dato ancora una volta una prova di grande valore, una prova di accoglienza e di capacità organizzativa, due milioni e mezzo di persone, di ogni ceto sociale, senza differenze, hanno affollato le strade e le piazze della città, i luoghi degli eventi e lo hanno fatto con serenità e allegria, senza creare problemi all’ordine pubblico e alla sicurezza». E non parla dal balcone di Palazzo Venezia. La dichiarazione è stata riportata da tutti i giornali e le Tv, proprio tutti, senza il minimo commento, e non dico critiche sull’evento, né sui numeri così orgogliosamente propagati, semplicemente un’analisi da cronisti sulla vita di Roma quando l’evento non c’è. Inciampi nei sampietrini rotti, nei marciapiedi sconnessi, nelle cacche dei cani, il traffico è senza regole, lo smog ti ammazza, i servizi sono un optional, la sicurezza quasi zero, i piani edilizi degni dei famosi palazzinari. I turisti alla sera non sanno che cosa fare, perché a Roma non c’è teatro, non c’è musical, non c’è cinema o locali jazz, intendo dire niente di queste cose in quantità, qualità, nei luoghi giusti. Le grandi marche straniere puntano su Milano.
Tutti zitti, tranne quel pazzo geniale di Francesco Giro, coordinatore regionale di Forza Italia, lo stesso che ha filmato le notti brave di Trastevere. «La Notte bianca - ha detto - è un giorno di festa, giusto e sacrosanto, ma per 364 di lacrime e sangue. Anche se neppure la festa è riuscita a nascondere il volto di una città ferita dal degrado».

Se con questi metodi da grande evento, amici fedelissimi in Rai, e pure in Mediaset, Africa e ricordi d’infanzia, Walter-ego Veltroni, come lo chiama il grande Dago, riesce ad andare a Palazzo Chigi, non lamentiamoci. Sarà come una grande Notte Bianca.
Maria Giovanna Maglie

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