Notte di rivolta, in crisi la Londra multietnica

Guerriglia a Tottenham. Scontri e incendi dopo la morte di un uomo di colore in una sparatoria con le forze dell’ordine. Interi edifici distrutti, distrutte automobili e negozi. Integrazione difficile. Guarda le foto

Notte di rivolta, in crisi la Londra multietnica

La scena è quella della peggiore guerriglia urbana. Interi edifici distrutti, automobili, negozi, perfino un autobus, dati alle fiamme. Dopo la rivolta iniziata sabato sera il quartiere londinese di Tottenham è ridotto ad un ammasso di macerie. Il bilancio finale è di 26 feriti e più di una quarantina di persone arrestate. E l’atmosfera nella zona resta carica di tensione, tutti sono consapevoli che basterebbe un nonnulla per far esplodere nuovi disordini. I residenti si dicono sorpresi da quest’ondata di violenza. Nonostante quello che era successo giovedì scorso, nessuno si aspettava una simile risposta.

«Pare di essere tornati indietro ai tempi del Blitz» ha detto incredulo un uomo al corrispondente della Bbc mentre tentava invano di andare nella sua chiesa per la solita funzione domenicale lungo una via cordonata dalla polizia. «Mai vista una cosa simile» ha commentato l’uomo. Tottenham è un quartiere di frontiera, non nuovo a tensioni sociali e scontri. La povertà e le condizioni di vita difficili ne fanno un’area dove la storica Londra multietnica si è più volte inceppata.

Tutto è cominciato sabato, durante la marcia di protesta per l’uccisione di Mark Duggan, da parte di un agente di polizia. L’incidente ha avuto luogo giovedì, nel corso di un’operazione di routine nel quartiere che aveva lo scopo di investigare sui crimini da arma da fuoco avvenuti nell’ambito della comunità africana e caraibica che vive nell’area. La polizia aveva fermato un minicab sul quale viaggiava mister Duggan che poi era stato ucciso nel corso di una sparatoria. Sul caso è stata aperta un’inchiesta e con la marcia di ieri la gente voleva far sentire la propria voce, far capire al governo e alla polizia che non intendeva dimenticare quanto era accaduto e che voleva fosse fatta giustizia.

Tutto avrebbe dovuto svolgersi con calma invece la violenza è scoppiata quasi subito. I dimostranti hanno ingaggiato uno scontro corpo a corpo con gli agenti, hanno lanciato bombe molotov, hanno incendiato edifici e negozi, non hanno risparmiato nulla e nessuno. Gli agenti hanno fatto fatica a controllare la situazione, gli scontri sono durati tutta la notte e al mattino, Tottenham era ridotta ad un campo di battaglia. Ventisei poliziotti erano finiti all’ospedale, molti con ferite gravi alla testa e i vigili del fuoco accorsi sul posto avevano dovuto domare ben 49 incendi. La famiglia di Duggan ha subito condannato le violenze prendendo le distanze da quanto è accaduto. «Tutto ciò non ha nulla a che fare con Mark - ha dichiarato il fratello di Duggan - lui era una brava persona».

La polizia ha messo in guardia l’opinione pubblica sulle insinuazioni che sono state fatte su eventuali comportamenti scorretti da parte delle forze dell’ordine e il ministro agli Interni Theresa May ha condannato con forza le violenze. «Una simile mancanza di rispetto per le persone e le cose è intollerabile - ha fatto sapere - e la polizia ha il mio pieno appoggio». La calma ora è soltanto apparente.

Un amico di Duggan ha detto lapidario: «La polizia sapeva perfettamente che cosa avrebbe dovuto fare dopo l’uccisione di Mark. Avrebbe dovuto parlare alla comunità, ma non l’ha fatto. La verità è che a loro, di noi, non importa nulla».

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