Le nuove procedure per il soggiorno

Nuove «regole» per i cittadini romeni e bulgari residenti a Roma. Con l’ingresso nell’Unione europea di Romania e Bulgaria, infatti, dall’1 gennaio tutte le procedure pendenti presso lo «Sportello unico per l’immigrazione» della prefettura di Roma relative ai cittadini dei due Paesi, sono state sospese. È quanto rende noto, in un comunicato, la stessa prefettura. Poiché i cittadini romeni e bulgari possono circolare liberamente sul territorio nazionale per ciò che concerne ricongiungimenti familiari, conversioni dei permessi già rilasciati, rapporti di lavoro per i settori agricolo e turistico, domestico e di assistenza alla persona, edilizio, metalmeccanico, dirigenziale e stagionale, non sarà più necessario rivolgersi allo Sportello di piazza Tommaso De Cristoforis 3. I cittadini romeni e bulgari, come tutti gli altri cittadini europei, possono quindi richiedere direttamente all’Ufficio immigrazione della questura di Roma, in via Teofilo Patini 5, o tramite gli uffici postali di zona, la carta di soggiorno per i cittadini comunitari. Chi, invece, vuole assumere un lavoratore romeno o bulgaro per tipologie di lavoro che non rientrano nelle categorie sopra specificate dovrà solo spedire allo Sportello Unico per l’Immigrazione una raccomandata con ricevuta di ritorno con la quale chiede il nulla osta al lavoro utilizzando un apposito modulo. Lo Sportello unico per l’immigrazione rilascerà quindi il nulla osta grazie al quale il lavoratore potrà poi chiedere la carta di soggiorno, rivolgendosi direttamente alla questura o tramite l'ufficio postale. Sui siti internet www.interno.it e www.welfare.gov.it è possibile reperire ulteriori informazioni e scaricare tutti i moduli necessari.
I dati più recenti indicano che nel comune di Roma la presenza dei romeni è pari a 16.526, al secondo posto dopo la comunità filippina. La maggior parte degli uomini è impiegata (spesso al nero) nel settore dell’edilizia, le donne sono perlopiù collaboratrici domestiche. L’exploit della comunità romena a Roma è datato 1996. Fino ad allora erano i senegalesi, poi i polacchi i gruppi extracomunitari più ricorrenti. Decisamente meno influente, almeno a numeri, la comunità bulgara. Nei giorni scorsi il sindaco Veltroni aveva dichiarato che non è attesa un’«invasione» a Roma dei nuovi cittadini comunitari. Non tutti ne sono convinti. «Quali sono le misure precauzionali che il Campidoglio ha pensato di adottare in vista del potenziale arrivo anche nella città di Roma di migliaia e migliaia di rom romeni?». Si chiedono, infatti, i consiglieri comunali di Alleanza nazionale Federico Guidi e Luca Malcotti. «Non crediamo che Roma possa accogliere altri nomadi.

Non vorremmo - concludono Guidi e Malcotti - che la mancanza di una seria programmazione faccia ricadere su altri, sfortunati, cittadini romani tutti quei fenomeni negativi che solitamente accompagnano l’insediamento dei rom dei nostri quartieri».

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