da Milano
Nel giro di pochi giorni Salvatore Ligresti ha lasciato due patti di sindacato, dove sedeva da tempo in compagnia degli altri grandi soci. Lingegnere di Paternò se ne è andato da Pirelli e Rcs. Il suo posto, alla Bicocca, verrà preso da Fausto Marchionni, l'ad della compagnia assicurativa di famiglia, FonSai. Mentre tra i grandi azionisti del Corriere siede già Massimo Pini, che di FonSai è vicepresidente.
Due luoghi di potere milanese, conquistati non senza fatica (basta ricordare la lunga anticamera per Rcs) che ora Ligresti affida ai suoi manager. Una svolta che può essere un nuovo corso per il gruppo. Di certo lo è per Ligresti, fresco 75enne, che già da tempo aveva lasciato i cda delle società controllate (da Premafin a Fonsai a Immobiliare Lombarda) e partecipate (da Mediobanca, a Rcs, a Gemina, a Capitalia, a Impregilo) ai suoi tre figli Jonella, Giulia e Paolo. Tenendo per sé presidenze onorarie e patti di sindacato.
Ora la nuova svolta. Con una scelta che, chi conosce l'ingegnere, spiega con la volontà di lasciare ai manager la difesa degli interessi delle società che partecipano agli accordi parasociali. Soprattutto in quei patti dove Ligresti considera sempre più ininfluente la sua personale presenza: se non cè potere su decisioni strategiche, tanto vale che ci vadano i manager, stimolati più di tutti a tutelare linvestimento. Diverso il caso di Mediobanca, dove Ligresti siede nel direttivo del patto, da cui non ha intenzione di andarsene. I buoni rapporti con il neo presidente della banca e del patto stesso, Cesare Geronzi, oltre che il rispetto particolare di cui Ligresti gode in Piazzetta Cuccia escludono questa ipotesi. Mediobanca resta l'ultimo baluardo "visibile" del suo grande potere personale.Un potere un tempo accentrato nelle mani di Ligresti, ora sempre più distribuito tra un gruppo di fedeli manager e i figli, ancora giovani.
Tra i primi un ruolo di leader l'ha conquistato Marchionni, numero uno del gioiello del gruppo, Sai-Fondiaria, seconda compagnia italiana. Manager riservato e schivo, Marchionni è per Ligresti quello che il suo quasi omonimo ad della Fiat è per la famiglia Agnelli. O, se si vuole, è il «Valletta» dei Ligresti in chiave di cambio generazionale. Mentre per il patto Rcs è stato preferito un «politico», Pini appunto, anche per un ruolo di «relazioni istituzionali». Ex socialista, oggi vicino ad An, Pini è considerato uno dei tre confidenti dell'ingegnere. Essendo gli altri due Antonio Talarico e Giuseppe Rapisarda, gli storici «consigliori» di Ligresti: il primo esperto di immobiliare, il secondo mente finanziaria. Completa il quadro un manager emergente: il direttore generale della holding Premafin, Stefano Carlino.
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