Il nuovo Prg si ritorcerà contro chi l’ha approvato

Walter Veltroni, dopo la votazione dell’accordo di pianificazione che ha approvato il nuovo Piano regolatore, ha dichiarato: «Con la ratifica del Piano regolatore è stata scritta una pagina della storia della nostra città». Non vi è dubbio, ma di che pagina si tratta? Anche nel 1527 a Roma fu scritta un’importante pagina di storia. La differenza è che quella si manifestò con un sacco violento e immediato, mentre l’attuale, più subdola, si è già cominciata a manifestare ma lo seguiterà nel tempo, quando sarà tardi per riparare i danni, per la città non meno gravi.
In decenni di ininterrotte esperienze, in Consiglio superiore dei Lavori pubblici prima, nel Comitato tecnico regionale poi, mai ho assistito a una vicenda così mortificante, per entrambi gli enti che vi hanno concorso, soprattutto la Regione, prona ai voleri e agli interessi del Comune. Infatti, i marchingegni delle nuove procedure di approvazione del Piano cui si è ricorsi per assicurare che l’esame regionale non fosse troppo approfondito, arrivando anche a evitare il parere del Comitato tecnico per il territorio, con il rischio di modifiche o stralci, dimostra la misura degli interessi che si volevano difendere a ogni costo. Credo però che tre aspetti debbano far meditare. Del Piano sono state fatte lodi inusitate, salvando dai confronti solo quello del 1909, merito del sindaco Nathan (di “sinistra”), che invece, come dimostro in una breve storia in corso di stampa, è quello che più ha compromesso il futuro di Roma. Ma a ben vedere, di questo Piano non sono noti né l’autore né particolari contenuti caratterizzanti, salvo le “centralità” (sulle cui localizzazioni è meglio sorvolare), come furono per il Piano del 1962 lo Sdo, la rete della metropolitana, la rete viaria, gli ampi spazi pubblici in base agli standard urbanistici, la perequazione attraverso i comprensori, ecc. Il secondo aspetto è che i costruttori romani, che pur hanno condizionato il Piano e tifato per l’approvazione, attraverso il loro presidente, dopo la votazione, hanno dichiarato che occorre procedere subito a modificarlo. Il terzo aspetto è l’opposizione, tardiva ma decisa, di molti ambienti culturali e ambientalisti, in passato piuttosto compiacenti verso la sinistra, che trova in Italia Nostra la massima e motivata interprete.

Francamente penso che, prima o poi, il successo di questa approvazione, avvenuta un attimo prima delle dimissioni del sindaco e dello scioglimento del Consiglio comunale, si ritorcerà sui suoi stessi autori. Ma è una prospettiva di cui non c’è da rallegrarsi, perché a pagare saranno Roma e i romani.
(*) Urbanista

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