Paola Setti
nostro inviato a Lampedusa
Dice Claudio Baglioni «abbiamo scelto questa spiaggia perché l'altra era occupata». Subito dopo intona Vitti na crozza, che canta di chi, cercando la vita, trovò la morte. O Scià è questo, lo spettacolo che si intreccia con la cronaca, la riva del mare, delle note e quella degli sbarchi, 500 clandestini in due giorni. S'è visto Guido Bertolaso, il capo della protezione civile qui, ha scelto il punto più a Sud d'Europa per dire a Renato Schifani, senatore di Forza Italia, quel che serve in Finanziaria per gestire l'ordinaria emergenza. Poi ha parlato con Baglioni e Bob Geldof, loro a scandire che «il problema delle migrazioni va risolto ora, fra dieci anni sarà tardi e tutti saremo responsabili di omissione di soccorso» con un grazie al governo: nella Finanziaria 2005 cè un milione e mezzo di euro per la tre giorni musicale e la riqualificazione dellisola, dopo una cena, il 6 ottobre 2004, a Palazzo Grazioli con il sindaco Bruno Siracusa, lonorevole Angiolino Alfano e Silvio Berlusconi.
Baglioni voleva dire al mondo che questisola «non è solo il lembo di terra degli sbarchi ma un posto meraviglioso dove cè sempre qualcosa di non conosciuto». È andato oltre: una settimana fa ha invitato i parlamentari europei a visitare il centro di accoglienza per i clandestini. «Adesso sentiranno il ministro dell'Interno Pisanu e speriamo di ottenere i fondi per un centro migliore» annuncia. È iniziata e finita allo stesso modo: due serate, due sbarchi al molo Favarolo, ad accoglierli prima Marco Masini poi Gianni Morandi, «Welcome», che altro vuoi dire, ieri si contavano sei dispersi. Per la gente di qui non è mai una novità. Sulla spiaggia della Guitgia sono arrivati in diecimila, lettini e asciugamani a godersi un instancabile Baglioni che si piazzava sul palco alle tre del pomeriggio e ci restava fino a notte, prove e concerti, i vip, da Gigi D'Alessio a Biagio Antonacci ad Antonello Venditti, «i giovani che mi hanno sorpreso in bravura come Anna Tatangelo e Paola e Chiara» dice Baglioni, Alberto Fortis tornato dopo anni, i semisconosciuti
«La vita è l'arte di incontrarsi» diceva Vinicius de Morales e ripete Baglioni e «noi artisti abbiamo lasciato il divismo per imparare a essere uomini e ritrovarci in O Scià, che vuol dire mio respiro, il modo più bello di salutarsi». Forse ci sarà un dvd, il ricavato per il centro di accoglienza. A Baglioni «piacerebbe però fare qualcosa di più e cioè per esempio un incontro di tutti i musicisti del Mediterraneo: penso per esempio ad artisti spagnoli o del Maghreb».
Baglioni sè assicurato un futuro da chitarrista che accompagna i cantanti «ma non da direttore artistico, gli artisti mica riesci a dirigerli», ognuno ha scoperto di aver scritto, senza saperlo, almeno una canzone che parla di un viaggio di speranza. Hanno chiuso tutti insieme con Volare.
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