Manca meno di una settimana al voto di midterm e per Barack Obama si conferma la previsione di una seconda metà di mandato da anatra zoppa. Eppure non così zoppa coem si prevedeva qualche settimana fa. Secondo il sondaggio pubblicato da Huffington Post, il partito democratico dovrebbe riuscire a mantenere, seppure di misura, la sua maggioranza al Senato. Mentre è molto più che probabile che perda il controllo della Camera dei Rappresentanti. Ciò significherebbe le dimissioni di Nancy Pelosi dalla carica di Speaker dell’assemblea, così come evocato dai «Tea Party» in ogni loro manifestazione ormai da un anno a questa parte.
Secondo questa stima, al Senato, dove si vota solo per 13 seggi, un terzo del totale, i democratici avrebbero il 92% delle probabilità di conservare la maggioranza. Al termine della consultazione, a loro andrebbero certamente 49 seggi, 46 all’opposizione repubblicana e solo 3 sono in bilico. Ma si ritiene poco probabile che possano andare tutti e tre al Grand Old Party. Opposto il discorso per quanto riguarda la Camera dei Rappresentanti, la «House» che il 2 novembre verrà rinnovata integralmente. Qui le proiezioni danno l’80% delle probabilità ai repubblicani di conquistare la maggioranza dei seggi in palio. Al momento ai conservatori andrebbero 216 seggi, ai democratici 195, 26 sarebbero ancora incerti. Tutta in salita, per il partito di Barack Obama, anche la sfida per i governatori. Il 2 novembre se ne eleggeranno ben 37, un numero record per la storia degli Stati Uniti. Secondo questo sondaggio, al termine della consultazione, dei 50 Stati che compongono gli Usa, solo 17 saranno presieduti da democratici, mentre i repubblicani ne guiderebbero ben 29. Incerti appena quattro. Ciò vorrebbe dire che i repubblicani strapperebbero ai loro avversari ben sei poltrone di governatore. Tanti, se si pensa l’influenza che potranno avere in vista del voto per la Casa Bianca, alla fine del 2012. Intanto, il vento di destra che spira forte sull’elettorato americano, sta mettendo in pericolo la sopravvivenza politica dei cosiddetti «blue dog», così vengono chiamati i democratici moderati, attentissimi alle politiche di bilancio statale. Secondo il Wall Street Journal, almeno la metà dei deputati aderenti a questa corrente interna al partito di Obama rischia di non tornare in Parlamento. Degli attuali 54 «blue dog» a Capitol Hill, sei hanno già deciso di ritirarsi dalla politica, 39 corrono in collegi impegnativi, e di questi 22 sono candidati in circoscrizioni decisamente a rischio, dove partono sfavoriti rispetto ai loro avversari repubblicani.
Tutto questo si sa nel giorno in cui un altro sondaggio mette in grande allarme Obama anche in chiave futura: è quello pubblicato dal quotidiano online Politico che dice che il gruppo politicamente decisivo, ovvero quello degli indipendenti, ha voltato le spalle al presidente. Nel 2008, gli elettori registrati come né democratici né repubblicani avevano votato per Obama, quest’anno sceglieranno il partito conservatore. Il che, in chiave rielezione alla presidenza, è un dato molto preoccupante.
Intanto proprio in vista del 2012, data alla quale già guardano tutti in occasione di questo midterm, cominciano a farsi strada le ipotesi delle candidature: se in campo repubblicano appare comunque scontata quella del presidente che cercherà di riprendersi il Paese, in campo repubblicano i nomi più accreditati sono quelli di Sarah Palin, Mitt Romney e di Newt Gingrich, l’uomo che nel 1994 riuscì in un’operazione molto simile a quella che sta riuscendo ai conservatori oggi: strappare il Congresso ai democratici dopo appena due anni dall’elezione del presidente. Allora era Clinton, oggi Obama.
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