Roma - Presidente emerito Francesco Cossiga, ha seguito l’incoronazione? Tutti avevamo i lucciconi agli occhi, tranne quel cuore di pietra del direttore del «Giornale», naturale. Dice d’averci provato...
«Sono diverso dal suo direttore».
Davvero? E perché mai?
«Lui scrive d’avercela messa tutta, a emozionarsi per Obama. Io non ci ho messo nulla».
Cuore di pietra sarda. Come fa?
«Già sapevo che Barack è un grande retore, di quel tipo di retorica capace in 18 minuti di dire di tutto, senza dire nulla».
Eppure certe suggestioni...
«Suggestioni, appunto. Dice di essere Lincoln, e Luther King...».
La retorica vive di licenza.
«Anche di decenza. Martin Luther King era afro-americano».
Obama pure.
«Macché! Lui imbroglia gli afro-americani... È figlio di una ricca americana che si è presa uno sfizio con un ricco nero, che l’ha abbandonata. Questa la storia».
Resta simbolo di riscatto, «tutto è possibile, ognuno ce la può fare».
«Si fa credere povero, ed è stato allevato nelle scuole up dell’Illinois, nei college di lusso. E la villa comprata a poco prezzo nella miglior zona di Chicago... In Italia...».
Di Pietro gli salterebbe al collo?
«Starebbe zitto, perché è un potente vero. Ha dietro l’establishment finanziario e industriale».
Ma il Pd è in festa.
«Perché lo credono negro e di sinistra, proveniente da un ceto disagiato. Guai se sapessero la verità. Non è neppure nero, se lo guarda bene: è color caffelatte».
Non dica «abbronzato», per carità.
«Caffelatte più latte che caffè».
Ma allora chi è il vero Obama?
«Un cinico vero: credo non creda in nulla. Ma il più grande cinico è colui che riesce a far credere nei valori nei quali lui stesso non crede. È un arabo-americano, che non dimenticherà mai la religione d’origine, l’islam. Un accanito nemico di Israele, che cercherà di accontentare soprattutto i suoi amici finanzieri e industriali, facendo pagare la crisi all’Europa. E che se non si metterà d’accordo con Hamas finirà con il deludere tutti. Gli dò un consiglio: ricordi che nella storia chi si è messo contro gli ebrei e Israele è finito male».
Detto proprio da lei, l’«amerikano» con il cappa.
«Adesso mi capisce! Lo sono stato per tutta la vita, e sono senza patria... Spero solo che l’Europa, abbandonata la Gran Bretagna al destino della sua colonia, diventi potenza militare e stringa alleanza d’acciaio con la Russia di Putin».
Lo scenario di Otto von Bismarck: guardare a Oriente.
«Di Bismarck e di Berlusconi, naturalmente. Mai frescaccia fu peggiore del “burro e cannoni”: ci vogliono prima i cannoni, per poter prendere agli altri il burro».
Guerrafondaio e cinico.
«E invece ho votato no alla guerra in Iraq e in Afghanistan, e se riprovano a mandare altre truppe farò da solo il filibustering».
Non le piaceva neppure Bush jr.
«Con lui non sono mai stato tenero. Una volta in Senato dissi che “è junior e si vede“, poi me lo fecero togliere dai resoconti... Altra cosa da suo papà, il più signore di tutti».
Dei presidenti che ha conosciuto, chi altro metterebbe tra i «buoni»?
«Reagan era un grande presidente e dimostrava meno di quello che era. Lo ospitai anche a Castelporziano. Clinton il più determinato».
Tra i presidenti «cattivi»?
«Jimmy Carter, cui rifiutai il boicottaggio alle Olimpiadi di Mosca nell’80. Non la prese bene».
E il presidente...
«La smetta di dare a tutti del presidente! Presidente è uno soltanto: Uòlter! Obama Hussein Veltroni».
Presidente di che?
«Non so, non lo sa neppure lui».
Ci risiamo... Ne ha notizie.
«Un amico del Pd, un vero ex comunista, l’ha visto salterellare da una tv all’altra. Ha coniato già lo slogan: non vinceremo le Europee, però abbiamo Casa Bianca».
Cattiverie. Lui lavora al Pd.
«Mi dicono che era sotto la lampada Uva, fabbricazione napoletana, quando s’è scottato. Quindi ha messo su la crema autoabbronzante e ha telefonato con il groppo in gola: “Barack vai avanti tu - gli ha detto - io non sono disponibile, per ora. Tutta colpa di Tonino e Rosetta”».
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