Obama stravince, Hillary rincorre

Il senatore dell'Illinois fa breccia anche tra i simpatizzanti della Clinton: "Non è più tanto un discorso di momentum, ma di realtà matematica"

Obama stravince, Hillary rincorre

Washington - Ora a Hillary non resta che rispondere. Sul fiume Potomac Obama a raccolto i frutti di una campagna elettorale che ha saputo parlare a tutta l'America. E dallo spoglio dei voti si profila un allungo di almeno una cinquantina di delegati.

Il martedì del Potomac Barack Obama in campo democratico e John McCain in quello repubblicano sono risultatii vincitori delle primarie del Potomac, in Virginia, Maryland e nella città di Washington. "Ora abbiamo vinto nell’est e nell’ovest, nel sud e nel cuore di questo Paese che amiamo", ha affermato il 46enne senatore dell’Illinois di fronte a una folla di sostenitori in Wisconsin, dove si terranno le primarie il prossimo martedì. "Abbiamo riunito i democratici e gli indipendenti e anche alcuni repubblicani", ha aggiunto Obama che dopo il voto nel Potomac si è aggiudicato 1195 delegati sui 2.025 necessari, contro i 1.178 su cui può contare la ex first lady Hillary Clinton.

L'elettorato democratico premia Obama Le vittorie di ieri sono avvenute in stati "fertili" per Obama, favorito dalla presenza di una popolazione con un’elevata scolarizzazione e stipendi alti e anche dal voto degli elettori neri. Ma gli exit poll indicano che Obama ha fatto breccia nei gruppi di elettorato più vicini a Clinton. Il senatore dell’Illinois ha vinto tra le donne, gli ispanici e gli elettori a basso reddito in Virginia, e si è diviso con l’ex first lady i voti dei bianchi. In Maryland, Obama ha ottenuto il voto degli ultra 65enni e quello degli abitanti delle zone rurali.

Obama: "Ecco la nuova maggioranza" "Ecco come deve essere il cambiamento: a questo punto i cinici non potranno più sostenere che la nostra speranza sia falsa". Otto successi consecutivi e il sorpasso di Hillary Clinton nel conteggio totale dei delegati: Obama non nasconde la propria soddisfazione. "Non credo che sia più tanto un discorso di momentum, ma di realtà matematica", il senatore afroamericano sembra lanciato verso la vittoria. "Se continuamo così, la realtà matematica si impone e diventa sempre più difficile superarci", ha aggiunto il raggiante Plouffe. Lo scarto tra i due candidati, a dire il vero, è ancora minimo e, soprattutto, si tratta di un bottino di voti lontano dal numero magico di 2025 necessario a mettersi in tasca la nomination. Ma il ragionamento di Plouffe si basa su due elementi chiave. Il primo riguarda gli ormai famosi superdelegati che non hanno nessun vincolo nel decidere il loro voto e possono anche cambiare idea fino all’ultimo momento. Solitamente, comunque, i superdelegati tendono a sostenere il candidato che appare come il chiaro front runner. Plouffe spera che Obama sia nella posizione ora di ottenere il sostegno delle centinaia dei superdelegati che finora non si sono schierati. Il secondo ragionamento è strettamente numerico: al momento Obama ha oltre 100 delegati eletti in più della Clinton, un vantaggio che non pare destinato a restringersi prima del mini supertuesday del quattro marzo

Parola ai super-delegati di Denver Martedì prossimo ci saranno le primarie in Wisconsin, con Obama ancora una volta favorito, e i caucus alle Hawaii, dove il senatore afroamericano è nato. Clinton ha rinunciato persino a far campagna elettorale nei due Stati. I numeri da soli potrebbero non bastare: se Obama vincesse tutti i match delle primarie che mancano, comunque, a meno di farlo con margini molto significativi, non arriverebbe ai 2025 delegati necessari per essere scelto come candidato alla presidenza. E lo stesso vale per la Clinton. Il duello potrebbe arrivare alla convention di Denver ed essere deciso dai cosiddetti super-delegati: dignitari del partito, governatori, deputati, senatori e in totale il 20 per cento del totale dei delegati. Sono circa 800, circa 200 sono già schierati con Clinton, un centinaio con Obama, gli altri per il momento sono indecisi. Sempre che non vengano ripescati i due stati "canaglia" di Michigan e Florida, esclusi per avere anticipato le primarie contro le indicazioni del partito. Clinton li ha vinti, ma nessuno dei suoi avversari ha partecipato alla corsa. Per l’ex first lady ieri oltre alle sconfitte è arrivato un nuovo scossone: Mike Henry il numero due del suo staff ha rassegnato le dimissioni, augurando ai compagni buona fortuna per le prossime "difficili settimane".

Vittoria schiacciante di McCain In casa repubblicana, il 71enne McCain ha praticamente la vittoria in tasca, avendo ottenuto un totale di 729 delegati dei 1.191 necessari per la nomination.

Il suo avversario, l’ex predicatore Mike Huckabee, ha affermato che resterà in corsa fino a quando il senatore dell’Arizona non avrà ottenuto il necessario quorum. I repubblicani la prossima settimana voteranno soltanto nel Wisconsin.

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