Oggi scopriremo chi ha saputo «copiare» meglio

Arte e letteratura sono andate avanti millenni a suon di piccole, quasi impercettibili e spesso meravigliose "variazioni sul tema". Come dire, a suon di covers, che nei nostri tempi un po' sterili possono essere lo strumento giusto per aprirsi la strada in letteratura. Consci di questo, alla casa editrice milanese Marcos y Marcos hanno lanciato lo scorso novembre un premio di letteratura rinnovabile intitolato: «E tu, ce li hai i numeri?». Domani alle 18 alla Fnac verrà annunciato il nome del vincitore e quello di altri otto finalisti: «Tra loro - ci rivela l'editore Claudia Tarolo - ci sono dei milanesi. Li pubblicheremo tutti in un libro a maggio». Il cover party di domani sarà accompagnato dal sottofondo musicale di cover jazz di Filippo Monico, alla batteria, e Giovanni Falcone, alla tromba. Ma vediamo cosa significa fare cover a Milano.
«Sono abbastanza soddisfatta degli scritti - racconta Tarolo -. Gli autori hanno messo le mani nel canone occidentale e, usando gli stessi ingredienti dei loro autori preferiti, hanno tirato fuori una miscela diversa, imparando nel frattempo gli strumenti necessari a fare letteratura. L'autore più coverizzato è Dante, ma qualcuno si è avvicinato a De Quincey o Federigo Tozzi. Il vincitore verrà premiato con una bicicletta che è anch'essa una cover: l'abbiamo fatta smaltare da un artigiano con la riproduzione di un quadro. La sfida non finirà certo domani: infatti, abbiamo voluto dare agli aspiranti autori regole ancora più severe ma stilisticamente feconde, e abbiamo lanciato in radio Parole Illuminanti, altro concorso di cover letterarie patrocinato Eni e Caterpillar. A partire da un testo classico fornito da noi, contenente un elemento di "buio" - per esempio un brano da Tifone di Conrad, un'avventura in un cimitero notturno a firma di Cechov, ma anche un racconto scritto ad hoc dal nostro Cristiano Cavina - i concorrenti dovranno coverizzarlo inserendovi un elemento di luce. La letteratura diventa così energia rinnovabile».
Della propensione coveristica dei milanesi è convinto Maurizio Matrone, autore de Il commissario incantato, che domani presenterà il cover party: «In città è più facile avere la tentazione della cover, si hanno più stimoli multimediali, c'è un clima più citazionistico, postmoderno. Pensiamo ai dj metropolitani che fanno scratch con le musiche o con le conversazioni altrui: leggevo che in città si sta preparando l'ennesimo festival di cover musicali. Tuttavia, in letteratura questa pratica è ancora un po' denigrata. In pittura come in musica si impara copiando, e l'artista si sente addirittura lusingato quando gli dicono che quel suo quadro assomiglia a uno di Picasso. Lo scrittore no, si sente quasi offeso se gli dicono che scrive come Balzac. Eppure usare dei modelli, chiedersi che tono si darebbe ad Anna Karenina o trasporre Dostojevskij a Roma, è molto vantaggioso per chi vuole scrivere. Basta copiare, però, chi è fuori da diritti, e dichiarare quando lo si fa».
«Le covers abbondano nella musica - ci racconta Raul Montanari, romanziere che a Milano tiene da anni un celebre corso di scrittura creativa - e non solo nel rock, dove i Beatles risultano essere il gruppo più coverizzato. Bach fece covers di Vivaldi, Brahms ne compose una celebre su un tema di Haydn. Ma in letteratura già Plauto e Terenzio facevano covers dalla commedia greca.

Accanto all'inventiva del nuovo autore, è fondamentale che il testo coverizzato abbia una forte melodia: il lettore deve sentire e riconoscere le sue note fondamentali». Il mondo delle cover è virtualmente infinito, dall'ultimo romanzo di Montanari, Strane cose, domani (Baldini Castoldi Dalai), hanno appena tratto una sceneggiatura, che è una forma di cover pure lei.

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