Politica

Ogni studente costa 110mila euro

Nino Materi

Io, speriamo che me la cavo. Terzo millennio. Siamo passati dalla lira all’euro ma gli scolari napoletani che nel ’92 seguivano le lezioni del maestro Tullio Sperelli (Paolo Villaggio) continueranno ad essere degli «scapocchioni» (in italiano, «somari»). La Campania rimane infatti in coda (stanno peggio solo Liguria e Puglia) alla classifica delle regioni con la più bassa percentuale di «spesa annuale per studente». Fanno impressione i numeri che emergono da uno studio condotto dal Mipa, il Consorzio per lo sviluppo delle metodologie e delle innovazioni nella Pubblica amministrazione. Cifre che lasciano perplessi e fanno rabbia, perché dimostrano che - a parità di intelligenza - un bambino che nasce in Trentino avrà un asilo-modello, mentre uno che nasce in Puglia dovrà arrangiarsi: un’arte - quest’ultima - che dalla scuola dell’infanzia si estenderà alle elementari per poi volare sui banchi delle medie e infine atterrare su quelli delle superiori. Ci sarebbe poi il capitolo universitario, ma fortunatamente lo screening del Mipa si è fermato all’esame di Stato; più o meno come Cristo, a suo tempo, si fermò ad Eboli. «Un diploma da 110mila euro a ragazzo», sottolineano i ricercatori del Consorzio: vale a dire la somma media spesa da Stato, enti locali e famiglie per portare il bebè dal biberon alla conquista del «pezzo di carta». Un lungo percorso punteggiato da sperequazioni che la dicono lunga sul grado di omogeneità (culturale e finanziario) del nostro Paese: dai 176mila euro del Trentino si sprofonda infatti ai 94mila della Puglia. In mezzo a questi due estremi ci sono le altre 19 regioni protagoniste di check-up sulla salute dell’istruzione con una «parcella» per famiglia fissata in 12mila euro a figlio (pari al 10,8% della spesa totale). Ovviamente il Nord è messo molto meglio, anche se non mancano le eccezioni con, ad esempio, la Liguria nella lista dei «cattivi» e il Molise in quella dei «buoni».
Per quanto riguarda la quota a carico delle famiglie, la percentuale più alta si registra in Sardegna (20,8) e Piemonte e Valle d'Aosta (18,5) e la più bassa in Basilicata (7,5). Il gap territoriale più ampio si registra nella scuola materna dove più consistente è il ruolo di sostegno degli enti locali: se infatti nelle scuole medie il 73,6% della spesa è coperto dallo Stato, nella materna il contributo centrale scende sotto il 60%, compensato dall'intervento dei Comuni che in media sopportano il 31,2% dei costi.
Differenze tra Nord e Sud si riscontrano anche nei livelli di apprendimento degli studenti sui quali tuttavia non incide soltanto la quantità delle risorse investite per istruirli. Secondo i rapporti Ocse-Pisa sulle competenze dei ragazzi, l'Italia è lontana dai vertici della classifica (nel 2003 32° posto per la matematica) ma emergono forti differenze tra le performance degli alunni settentrionali, simili a quelle evidenziate nei Paesi europei più avanzati, e quelle dei giovani meridionali decisamente meno brillanti. «Il risultato più chiaro della ricerca è che vi è disparità territoriale nelle risorse economiche di cui usufruiscono gli studenti italiani ai diversi livelli, confermando con questo i risultati delle precedenti edizioni delle indagini Aspis - scrive sul Sole 24 Ore Daniele Checchi, docente di Economia dell’istruzione all’Università degli Studi di Milano -. La domanda principale è se questo abbia rilevanza dal punto di vista degli esiti scolastici».
«Se si prendessero questi risultati in modo economicistico - prosegue il professor Checchi -, si sarebbe tentati di mettere immediatamente in relazione esiti dei test degli studenti e livelli di spesa goduti, misurando il costo occorrente per ottenere un miglioramento nei rendimenti. In realtà la ricerca accademica sa bene che questi esercizi non hanno alcuna affidabilità, perché non si tengono simultaneamente sotto controllo tutte le variabili potenzialmente implicate nel processo di apprendimento». Come dire che non è solo l’entità della spesa a determinare la qualità dell’istruzione, la quale, tuttavia, in nessuna parte del mondo raggiunge livelli eccelsi se gli investimenti non sono adeguati.

Il maestro Sperelli docet.
Nino Materi

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