Ok alle tasse sul web, no alle manette

Q uella che pubblichiamo qui a fianco è la fotografia di uno degli assegni del caso Penati-Pd. È di due milioni di euro, firmato da un costruttore a favore di un imprenditore (entrambi coinvolti nell'inchiesta). Ma secondo i magistrati è il pagamento di una delle tangenti pretese dalla sinistra lombarda guidata dal braccio destro del segretario Pierluigi Bersani. Al quale chiediamo di spiegarci qualche cosa in merito, invece di continuare a querelare i giornali e i giornalisti che scavano nella vicenda. Lo faccia pubblicamente, pretenda da Penati una versione completa e convincente. Non ci facciamo illusioni. Bersani tacerà, perché ad affrontare davvero il problema si rischiano risposte indecenti per Penati, forse per Bersani stesso, sicuramente per l'intero partito, perché la verità è che la sinistra italiana non ha perso il vecchio vizio di finanziarsi attraverso tangenti.
Guardate bene questo assegno e poi pensate che tra due giorni i signori che ne hanno illegalmente beneficiato saranno in piazza a infangare l'Italia e a chiedere tagli agli sprechi pubblici, lotta all'evasione fiscale, moralità nella politica. Sono gli stessi che oggi pontificano sul caso Tarantini, un faccendiere sfigato che crea guai ovunque vada. L'obiezione dei più ha una sua logica. Ma come fa il premier a essere amico di uno così? Giusto. Ma a parte che Tarantini era amico anche di D'Alema (e non soltanto), io mi chiedo: come fa Bersani ad essere amico di uno come Penati? Con l'aggravante che Tarantini fa danni tra privati, il sistema tangentizio danneggia l'economia nazionale, falsa le regole di mercato e truffa il fisco.
Dovendo scegliere, meglio mille Tarantini che uno come il braccio destro di Bersani. Delle escort piazzate qua e là me ne frego, mi preoccupano di più le grandi aree urbane paralizzate da quei ladri della sinistra. I danni di Tarantini li ha pagati Silvio Berlusconi di tasca sua, quelli di Penati li paghiamo tutti noi.

Il primo è in galera, insieme alla moglie, nonostante la sua presunta vittima (Berlusconi) neghi di essere tale (ognuno dà i suoi soldi a chi vuole), il secondo continuiamo a pagarlo noi (quindicimila euro al mese) perché il furbetto ovviamente non si è dimesso da consigliere regionale lombardo. E poi qualcuno si scandalizza se uno dice che siamo in un paese di merda.

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