Ok europeo all’etichetta di origine sui prodotti

L’Italia che fa sistema in Europa vince 525 a 49. È il risultato del voto dell’europarlamento che da Strasburgo ha dato il primo via libera alla proposta di regolamento sul «Made in». In pratica, tutti i prodotti importati da Paesi extraeuropei dovranno avere un’etichetta chiara che ne indichi l’origine, come già avviene da anni negli Stati Uniti, in Giappone, in Australia, ma anche in Messico e in Cina. La direttiva tocca non solo abbigliamento e calzature, ma una quantità enorme di prodotti: dalle viti e bulloni alla rubinetteria, dai mobili alle lampade, dall’oreficeria ai prodotti ceramici, fino alla vetreria, tutti settori di eccellenza del made in Italy. E non a caso la direttiva «bipartisan» è stata fortemente voluta dall’Italia, relatrice principale Cristiana Muscardini del Ppe, che definisce il voto di ieri «grande vittoria di tutti i consumatori europei». Anche se quello di ieri, arrivato dopo sei anni di intensi negoziati, è soltanto il primo via libera: per entrare in vigore, le nuove norme necessitano ancora dell’ok del Consiglio europeo. Dove dovranno battere definitivamente l’ostilità della grande distribuzione nordeuropea, che vende grazie ai bassi prezzi.
Il risultato di ieri, comunque, è un primo passo avanti, tanto più che è stato recuperato un principio della legge Reguzzoni-Versace sul Made in Italy, già approvata dal Parlamento italiano: quello cioè che introduce il principio dell’indicazione dell’origine anche sul prodotto semilavorato. Soddisfatto il capogruppo della Lega Nord alla Camera, Marco Reguzzoni: «Per una volta è l’Europa che recepisce una legge italiana, e non il contrario.

Cambiando il regolamento europeo abbiamo reso compatibile una legge italiana che altrimenti non lo sarebbe stata. Una delle poche volte in cui gli interessi delle nostre piccole imprese prevalgono sulle grandi lobby e i grandi gruppi europei». Un vantaggio

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