"Okkupate le case. È un’opera buona"

Lenin diceva che se la Rivoluzione d’Ottobre l’aves-sero fatta i tedeschi, prima di requisire un treno per raggiungere Berlino si sarebbero messi in fila alla stazione di partenza per pagare il biglietto. Ma ogni Paese ha i rivoluzionari che si merita, e da noi il compagno Fausto Bertinotti ha indicato ieri quanto sia diversa la via italiana alla presa del Palazzo d’inverno.
Dismessi per un giorno i panni del custode delle istituzioni e indossati quelli del Guevara de noantri, Bertinotti ha tenuto un appassionato comizio in piazza San Giovanni Bosco, al Tuscolano, a conclusione di un «Senza casa tour» condotto per le vie della capitale. Dopo aver raccolto gli sfoghi degli sfrattati del complesso del cinema Maestoso e di via Marchisio a Cinecittà, e dopo aver ascoltato i consigli dei rappresentanti di una casa occupata a Trastevere, il leader della Sinistra Arcobaleno ha fornito la sua ricetta per risolvere la questione abitativa: «Occupare non è un atto di violenza ma un atto di nonviolenza, perché si è fatto dove c’erano case vuote e gente senza casa. Non deve fare paura a nessuno, all’impiegato, al medico, all’insegnante. Ci dicono che il mercato è più intelligente della politica, ma quelle case vuote ci sono per costruire la ricchezza di pochi». Affinché nessuno equivochi sulle sue parole, Bertinotti ha precisato che il suo non è solo un grido di giustizia, ma un vero e proprio programma elettorale: «Ci sono le case occupate, ci sono le requisizioni di questo Municipio, votare per noi significa far sviluppare questo movimento».
Non è tanto l’esortazione a violare le regole. Sappiamo che noi italiani siamo fatti così, è dai tempi del Manzoni che si discute se non rispettiamo le regole perché sono troppo dure o se le regole sono troppo dure per darci il pretesto di non rispettarle. No, è altro che smaschera la rivoluzione all’amatriciana di Bertinotti: è l’incitare all’illegalità stando sullo scranno di presidente della Camera (terza carica dello Stato che si vuole abbattere); è il farsi paladini dei senza casa quando di case se ne hanno dodici (come da dichiarazione a Montecitorio; oppure solo sette, come da smentita-precisazione del paladino degli occupanti).

Il Bertinotti barricadiero di ieri si inserisce perfettamente nella tradizione dei film di Totò e di Alberto Sordi, nell’onorevole Trombone e nel Moralista, nel deputato dell’Udc beccato con la squillo e nel dittatore dell’armiamoci e partite. È l’Italia. Il cui guaio non è tanto che ci siano personaggi così, ma che ci sia tanta gente che a costoro continua a credere.

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