MilanoLa falsa quiete dopo la tempesta. In casa Armani parla soltanto Dan Peterson che in queste cose resta maestro e quello che ha detto a Stefano Valenti ci toglie ogni rimorso per aver gioito così tanto il giorno in cui fu chiamato per stappare una squadra costruita male da altri, non certo da lui, un gruppo che non ha mai capito fino in fondo e non soltanto perché stare 25 stagioni lontano dalla panchina e rientrare a 75 anni era davvero troppo difficile.
Eterno esploratore di spazi con memoria di ferro. Una notte simile l'aveva vissuta anche il 5 aprile del 1981 quando le rasoiate di Cattini avevano mandato avanti Cantù e bocciato i bassotti del Nano Ghiacciato che ululava dal tunnel di San Siro. In quei tempi l'Olimpia si consolava o festeggiava al Torchietto. Questa volta la sua notte deve essere stata insonne come ha confessato schivando chi voleva farlo soffrire ricordando le due finali scudetto di Piero Bucchi, che lui ha sostituito il 5 gennaio, alla 13ª giornata, esordendo con una vittoria contro Caserta.
Non ha reagito male spiegando che non era tutto oro prima e non è tutto fango oggi. Quasi vero. Si è goduto i 5 mesi più belli della sua vita ed è pronto a farsi da parte perché ammette che una programmazione triennale non può partire da un settantacinquenne.
Ecco il punto. Chi la farà questa programmazione dopo aver buttato via così tanto tempo e tanto denaro? I soldi ci sono, Armani metterà a disposizione altri 45 milioni di euro, ma per non farlo uscire con la faccia scura come domenica sera servirà un progetto che non può partire dai giocatori di oggi.
Peterson ha elogiato il falco Hawkins che non avremmo mai riportato a Milano: «L'ho chiamato a mezzanotte, era molto abbattuto, ma ha lavorato duro anche con un ginocchio malconcio». Ecco il vero problema. Giocatori che hanno lavorato seriamente, gli hanno ridato entusiasmo, ma tecnicamente era una babele e la difesa non poteva bastare.
La speranza è che Livio Proli aspetti il nuovo allenatore per muoversi, ma deve trovare subito l'uomo giusto perché gli agenti conoscono la fame delle società deluse e giocano al rialzo, su tutto. Dicono che Messina, prima di pensare al suo ruolo tecnico con i Lakers, avesse chiesto di fermare tre giocatori: Maciulis, Eze e Mancinelli. Il lituano è già lontano, Mancinelli va bene, per Eze meglio che decida chi verrà.
L'uomo della provvidenza potrebbe essere Svetislav Pesic, serbo che viene dalla torre di Pirot, sud est del paese ai confini con la Bulgaria, cresciuto alla Bosna Sarajevo quando Tanjevic stupì l'Europa vincendo la coppa dei Campioni contro Varese. Boscia è anche l'ultimo vincitore di una scudetto con Milano e Pesic nella sua storia ha tanto oro da mostrare: Eurolega con il Barcellona, oro europeo con la Germania e la Jugoslavia che nel 2002 portò al mondiale negli Stati Uniti. Quest'anno ha incrociato e bastonato Milano con Valencia che aveva preso nel caos e ha quasi portato in finale europea. Forse questo è rimasto impresso nella mente di chi decide. La scelta sembra eccellente, ma, ripetiamo, prima bisognerà congedare gente con contratti onerosi e se davvero Bucchi vuole a Brindisi Mordente e Rocca allora servirà anche una visione lucida sul mercato italiano.
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