Le Opa in nove mosse

Un dibattito durato una intera estate come quello sulle alterne vicende per il controllo di due banche italiane, l’Antonveneta e la Bnl, non è servito a dare agli italiani gli elementi di fatto per farsi una opinione. Abbiamo letto, infatti, il gossip delle intercettazioni telefoniche irrilevanti ai fini di un giudizio motivato su quanto è avvenuto ma fastidiosissime sul doppio versante della privacy violata e dello stile richiesto a chi guida la Banca d’Italia. Spiace dirlo, ma complice larga parte della stampa di informazione, sono state tenute nascoste all’opinione pubblica le notizie sulla base delle quali ciascuno poteva farsi un’opinione. Proviamo ad elencare queste notizie: 1) le due offerte pubbliche, una di acquisto per Antonveneta e l’altra di scambio per la Bnl lanciate rispettivamente dagli olandesi dell’Abn Amro e dagli spagnoli del Banco di Bilbao sono miseramente fallite sui mercati finanziari avendo ricevuto l’adesione rispettivamente del 2% del capitale nel primo caso e dell’1% del capitale nel secondo; 2) sulla base di un ricorso degli olandesi dell’Abn Amro, la giustizia amministrativa si è espressa sulla vicenda con una sentenza di 40 pagine del Tar del Lazio confermando l’assoluta imparzialità della Banca d’Italia verso i vari soggetti che si contendevano il controllo dell’Antonveneta, e la congruità dei suoi giudizi alla luce della normativa nazionale ed europea sulle Opa e sulla vigilanza bancaria; 3) i tempi per le relative autorizzazioni da parte della Banca d’Italia sono stati per l’Abn Amro di 52 giorni dal momento dell’informativa preventiva che si riducono a 37 se si considera il giorno in cui è stata presentata l’istanza formale per il lancio dell’Opa. Per gli avversari degli olandesi, e cioè la Banca Popolare di Lodi poi trasformata in Banca Popolare Italiana, i tempi per le autorizzazioni necessarie a consentire loro di salire nel capitale dell’Antonveneta sono stati, invece, di 80 giorni dall’informativa preventiva che si riducono a 67 se si considera l’istanza formale. Se questa è parzialità a favore della Banca Popolare di Lodi è segno che la terra è diventata quadrata; 4) circa l’adeguatezza patrimoniale rispetto ai requisiti minimi obbligatori la Banca Popolare di Lodi, oggi Banca Popolare Italiana, presenta un surplus di 2,3 miliardi di euro con un coefficiente patrimoniale di 15,8% (il cosiddetto «Tier1», e cioè il patrimonio di vigilanza, è fissato dalla normativa all’8% degli attivi delle banche stesse ponderati in base al loro rischio). Tale surplus si riduce a un miliardo con un coefficiente patrimoniale dell’11,3% ove non si realizzasse la cessione di quote di minoranza in alcune partecipate della Banca Popolare Italiana. Se la stessa banca, invece, dovesse vendere le azioni Antonveneta in suo possesso, la liquidità eccedente sarebbe di 4,4 miliardi di euro e il coefficiente patrimoniale schizzerebbe al 22%. Chi, come il direttore dell’Economist Bill Emmott ha parlato della Popolare di Lodi come di una banca sull’orlo della bancarotta non solo ha detto una bugia, ma ha commesso reato di aggiotaggio; 5) i tempi per le autorizzazioni rilasciate agli spagnoli del Bbva per la Ops (Offerta pubblica di scambio), sono stati di 56 giorni rispetto all’informativa preventiva e di 45 giorni rispetto al momento dell’istanza formale. La Direzione generale per la concorrenza dell’Unione europea che aveva chiesto chiarimenti sull’argomento, in data 13 luglio ha espresso il proprio apprezzamento per le procedure e le decisioni adottate dalla Banca d’Italia; 6) la decisione della Consob di imporre alla Banca Popolare di Lodi e ai suoi soci il lancio di un’Opa obbligatoria a seguito di un concerto registrato tra loro è stata accettata da Fiorani e compagni e la Banca d’Italia ha provveduto ad attivare le procedure sanzionatorie previste in questi casi dalla normativa bancaria; 7) l’Unipol ha tutti i requisiti per presentare l’Opa sulla Bnl e per gli aspetti civilistici la Banca d’Italia sta aspettando il parere dell’Isvap, l’autorità di controllo sulle assicurazioni, parere che non dovrebbe tardare; 8) dalla lettera scritta a Repubblica dall’onorevole Piero Fassino si è venuti a conoscenza che gli unici che si sono dati da fare perché la politica intervenisse a loro favore sono stati Diego Della Valle e Luigi Abete, soci degli spagnoli della Bbva la cui offerta pubblica di scambio sulla Bnl è stata respinta nettamente dal mercato; 9) infine l’unica violazione delle regole del mercato è avvenuta allorquando, due giorni dopo il fallimento dell’Opa lanciata dall’Abn Amro, sono state sequestrate la maggioranza delle azioni della Banca Antonveneta la cui gestione, complice il custode giudiziario, è stata affidata al socio di minoranza battuti dal mercato e cioè agli olandesi dell’Abn Amro. Questi i fatti.
Tutti coloro che, in linea con i desideri degli imprenditori che controllano i maggiori quotidiani del Paese, hanno sostenuto che la Banca d’Italia non si era mossa con imparzialità e indipendenza in questa vicenda non hanno saputo contestare neanche uno di questi fatti. Ne tenga conto la politica nel momento in cui giustamente si appresta a modificare e ad ammodernare le regole di governance della Banca d’Italia perché chi non sa reggere l’urto di un titolo di giornale o di più giornali concertati tra di loro e cementati da interessi editoriali comuni, difficilmente avrà la forza per governare il Paese. Chiunque esso sia.

E se, infine, possiamo sussurrare un consiglio all’orecchio del ministro del Tesoro Domenico Siniscalco, preoccupato per la credibilità internazionale dell’Italia, gli diciamo di leggere un po’ meno i giornali e di pensare un po’ più a cosa fare per rilanciare la crescita e la competitività del nostro Paese.

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