Metti Verdi in versione rock. E anche Puccini e Mozart, Gounod, Purcell, Bach e tanti altri musicisti classici che più classici non si può. Dissacrante? Forse. Spettacolare e scenografico, sicuramente. Ma ci sarà un perché se Il flauto magico, Il lamento di Didone o la Toccata e fuga in do minore magicamente si travestono di nuovo in The opera Show, l'esuberante concerto del ventunesimo secolo in cartellone al Teatro degli Arcimboldi da giovedì al 25 aprile. La prima, infatti, è slittata di un giorno, causa blocco dei voli. La compagnia, proveniente da Lisbona, ha così dovuto rinunciare allaereo e, per evitare il forfait, si è imbarcata su un autobus e giù via di corsa verso Milano. La replica verrà recuperata domenica sera, 25 aprile (i biglietti della prima saranno rimborsati o si potrà chiedere il cambio data). «Quando gli amanti della musica classica e dell'opera vanno ad un concerto di solito socchiudono gli occhi per riuscire a cogliere la minima sfumatura di ogni singolo strumento, per assaporare l'emozione degli accordi e concentrarsi sulle note e sugli assoli. Io, al contrario, ho voluto mettere in scena un concerto di musica classica da guardare oltre che da ascoltare, quasi come fosse un evento spettacolare e contemporaneo da vedere sintonizzandosi su Mtv», spiega Mitch Sebastian, ideatore irlandese, regista e coreografo dello show, mentre si aggira tra i palloncini multicolor nel grandioso retropalco dell'Arcimboldi. «Ho soltanto voluto dare una nuova forma alla musica classica e alle arie d'opera, sopravvissute in modo grandioso nei secoli, animandole visivamente con grandi, coloratissimi numeri di danza».
In pratica una rivoluzione che arriva a Milano, storico tempio della lirica, dopo i trionfi americani ed europei: «Dopo tante repliche credo che il vero debutto del mio spettacolo sia proprio in Italia: lo show, infatti, è un mix di musica, storia, moda, futuro, tutte cose che nascono qui, il vero luogo della rinascita», è convinto Sebastian. «E poi all'estero gli spettatori arrivavano vestiti eleganti come se dovessero assistere al più classico dei concerti; all'inizio sembravano scettici, ma venivano subito rapiti dal ritmo della musica e della danza. Quasi un miracolo che, spero, si ripeterà anche a Milano».
Che la musica cominci, dunque. In scena un quartetto d'archi, due fiati, un percussionista, una chitarra flamenca, otto cantanti lirici e ballerini in gran quantità racconteranno The Opera Show in tre atti ben distinti l'uno dall'altro che si rivelano tre momenti interpretativi e temporali, come se si trattasse di un viaggio operistico attraverso il tempo. Si comincia da un giardino incantato, quasi una follia barocca che unisce Venezia a Parigi e alla corte dei Medici, popolata da nobili imparruccati e drag queen che cantano Haendel e Mozart, Rossini e Purcell:«Racconto un periodo estremo, da commedia dell'arte, dove convivono opulenza e decadenza, creatività e ambiguità alla Farinelli», racconta Mitch Sebastian, che nel suo curriculum vanta numerose regie di musical, e non solo, che hanno fatto il giro di Broadway e del mondo, da The Rat Pack: live from Las Vegas a Chicago, da Fame a Evita. Tutt'altra musica (e atmosfera) nel secondo atto, ambientato durante la guerra civile spagnola del 1940, protagonista una famiglia che vive in un mondo claustrofobico e in un periodo buio dove soltanto la musica, che sia Habanera di Bizet, Libiamo ne' lieti calici di Verdi o O mio babbino caro di Puccini, riesce a creare la bellezza e a dare almeno la speranza nel domani. «E poi c'è il terzo atto che è tutto sperimentale e fantascientifico, con effetti speciali e orchestrazioni digitali, quasi a voler capire cosa accadrà, un giorno lontano, alla musica», spiega il regista irlandese.
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