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Ora la Chiesa pagherà l'Ici Ma salta il fondo taglia-tasse

Emendamento dell’esecutivo al decreto liberalizzazioni: esentati gli immobili dove si svolgono attività non commerciali. Ma salta il fondo per ridurre le aliquote

Ora la Chiesa pagherà l'Ici Ma salta il fondo taglia-tasse

Roma - Dal 2013 anche la Chiesa dovrà pagare l’Imu, la nuova Ici, sugli immobili che non sono utilizzati per il culto. La novità è arriva con un emendamento al decreto liberalizzazioni all’esame del Senato per iniziativa diretta di Palazzo Chigi. Al Consiglio dei ministri di ieri - dedicato principalmente alla semplificazione fiscale - il premier Mario Monti ha annunciato che il governo avrebbe presentato la proposta di modifica con l’esenzione dall’imposta «di cui beneficiano gli enti non commerciali». Quindi la Chiesa, ma anche il no profit e l’associazionismo in genere.

Nel giorno in cui Palazzo Chigi ha annunciato un risparmio di 43 milioni tra tagli al personale e agli uffici e una riduzione del 92 per cento dei voli di Stato, in perfetto stile Monti la decisione è stata motivata non come una risposta alle campagne per fare pagare l’Ici al Vaticano, ma come un impegno europeo da rispettare. Verranno esentati gli immobili «nei quali si svolge in modo esclusivo un’attività non commerciale». Ad esempio chiese e conventi. Invece si pagherà per gli «immobili dove l’attività non commerciale non sia esclusiva, ma solo prevalente». Ad esempio un hotel o un pensionato con una cappella. Anche in questo caso ci sarà un’esenzione, ma solo della «frazione di unità nella quale si svolga l’attività di natura non commerciale».

A stabilire i criteri sarà il ministero dell’Economia. Per il governo la norma produrrà «effetti positivi sul gettito, anche alla luce del più efficace contrasto di fenomeni elusivi ed abusi che ne deriva». Difficile capire quanto porterà alle casse dello Stato. Le stime variano da quelle di area cattolica con poche decine di milioni di euro, ai 700 milioni dell’Anci (l’associasione dei comuni) ai 2,2 miliardi del centro studi Ares. L’intenzione è comunque quella di destinarle alla riduzione della pressione fiscale. In quale forma non si sa. I dettagli saranno messi a punto entro due mesi.
La decisione ha suscitato proteste, in particolare nel Pdl, per lo più a proposito delle scuole cattoliche i cui edifici sembrano rientrare. «Il governo chiarisca se sono compresi asili e paritarie», è la richiesta del vicepresidente della Camera Maurizio Lupi.

Il nodo Ici è quindi rimasto fuori dal pacchetto fiscale approdato ieri al consiglio dei ministri. Confermate le misure anticipate in questi giorni. I tagli ai redditi bassi non ci sono, c’è però l’impegno a destinare i proventi della lotta all’evasione ai redditi più bassi. Ma solo una volta raggiunto il pareggio di bilancio, quindi dopo il 2013. Nel pacchetto c’è soprattutto la stretta sull’evasione con le liste selettive degli evasori colti più volte a non emettere scontrino, il ritorno dell’elenco clienti-fornitori, la stangata sulle multe per fughe di capitali che passa dal 5 al 30%.

È saltato il fondo per la riduzione delle tasse con i proventi della lotta all’evasione previsto in uno degli articoli della bozza del decreto legge sulle semplificazioni fiscali. Qualche alleggerimento ci sarà sulla tassazione dei passaggi di proprietà delle automobili e dei mezzi pesanti ai quali si applica l’Iva (quindi quelle delle concessionarie e importate). Le province potranno tornare ad applicare la tariffa fissa, invece di quella proporzionale scattata con il decreto «Salva Italia» insieme alla stretta sulle super auto. In sostanza - ha stimato il sito del Sole24ore - si potrebbe tornare a 180 euro rispetto ai 300 che oggi si pagano per un’auto media. Poi c’è la possibilità di rateizzare i debiti con il fisco in caso di temporanea difficoltà economica e margini di flessibilità in più per i contribuenti che presentano domanda per regimi fiscali speciali.
Il Consiglio dei ministri è iniziato dopo un incontro tra il premier Monti e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che aveva appena promulgato il milleproroghe. Un faccia a faccia al Quirinale per illustrare, come era già successo in occasione dei decreti «Salva Italia» e «Cresci Italia», il contenuto del nuovo provvedimento. L’incontro a Palazzo Chigi, iniziato nel primo pomeriggio, si è protratto fino a poco prima delle 22.

Tra le ipotesi della vigilia, un anticipo dell’Irap per fare fronte al rialzo del fabbisogno. Nell’ordine del giorno anche le nuove Province, anche se solo come esame preliminare. Prosegue, tra mille difficoltà, l’iter del decreto liberalizzazioni. Tra le norme approvate, il via libera a nuovi concorsi annuali per i notai. Poi un rinvio della separazione della rete di Snam da Eni (entro settembre 2013). Marcia indietro anche sulla contrattazione delle ferrovie (anche i nuovi operatori dovranno passare per quella collettiva di categoria).

All’uscita il ministro della Coesione Fabrizio Barca annuncia il rinvio dell’emendamento sulla golden share, che prevede che le azioni di controllo dello Stato nelle società ex pubbliche valga solo nei Paesi extraUe.

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