di Corrado Sforza Fogliani*
I segnali favorevoli non mancano. Qua e là qualcosa si muove, nel mercato immobiliare. E - come dice una vecchia constatazione - «quando l'edilizia va, tutto va» (Martin Nadau, fine '800). Gli occhi degli operatori sono ora puntati sulla legge di stabilità. La depressione ha cominciato a manifestarsi quando s'è insistentemente preso a parlare di patrimoniale. Si è consolidata con la smodata pressione fiscale varata nel dicembre 2011 e si è aggravata quando è stato colpito a morte anche il settore dell'affitto. L'attuale governo ha fin dall'inizio dato al mercato segnali in controtendenza (nelle stesse dichiarazioni - aprile di quest'anno - del presidente del consiglio alle Camere, con il proposito di agevolare le locazioni). A fine agosto questi segnali sono stati confermati, così avvalorando un generale convincimento. L'abolizione dell'Imu sulla prima casa, l'agevolazione fiscale per il sistema locativo della cedolare secca, la decisione di sostituire un'imposta sostanzialmente patrimoniale con una tassa collegata ai servizi, la rinuncia a colpire le case (involontariamente) sfitte, l'apertura a un catasto costruito nel contraddittorio delle parti, hanno fatto il resto. Ma i timidi segnali di ripresa vanno incoraggiati. Va ulteriormente valorizzato l'aspetto dinamico della proprietà edilizia, va abbandonato il favore per la finanza rispetto all'investimento immobiliare della proprietà generalizzata (favore che, s'è visto, ha ovunque creato solo disastri), deve prendersi atto che il ritornello di favorire ancora solo «imprese e lavoro» ha fatto il suo tempo perché ogni investimento crea (e dà) lavoro, va solennemente riaffermato che la ricchezza non è tale se non può essere realizzata sul mercato (come, in questo momento storico, accade agli immobili), non deve patire eccezioni il civile principio - stabilito anche dalla nostra Costituzione, ma effettivamente praticato solo dalla Germania, con risultati che si vedono - che un bene non può essere colpito oltre il reddito che produce, pena la sensazione che si intenda procedere ad un esproprio surrettizio generalizzato e ad una redistribuzione reddituale ad esclusivo favore dei finanzieri, dei burocrati dagli alti stipendi e così via ed a solo carico della proprietà diffusa della casa (le agevolazioni - 500 milioni all'anno - di certi tipi di società immobiliari e dei Fondi, non sono state toccate). Per consolidare la ripresa il problema centrale è quello di ridare una redditività alle locazioni, sulle quali si basa l'investimento immobiliare diffuso. Il campo d'azione della cedolare secca va ampliato, le locazioni abitative - e, soprattutto, quelle ad uso diverso dall'abitativo - vanno sottratte a regole non più al passo coi tempi, che hanno anchilosato il settore. Aprendo ad un vento di libertà, in ispecie, le locazioni piccolo industriali, artigianali e commerciali si porrà fine alla moria di aziende (136 chiusure al giorno nel solo settore commerciale negli ultimi 18 mesi) e si favorirà il ricambio generazionale, attualmente impedito da durate contrattuali di 12 o 18 anni. Il documento del governo «Destinazione Italia» va nella giusta direzione, ma va corretto: è la piccola imprenditoria che oggi patisce il problema delle lunghe durate, la proprietà non può favorirne la ripresa con canoni agevolati se le locazioni hanno obbligatoriamente durate inconcepibili in una società dinamica, globalizzata.
*Presidente di Confedilizia
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