Ora Lerner e D'Alema scoprono Santa Maria Goretti

Lasciar stare i santi è una regola che da cattolico praticante e militante non mi sognerei mai di violare. Però sui distributori di santini rivendico il diritto di scherzo. Gad Lerner (su La Repubblica), monsignor Mariano Crociata (dal pulpito) e Massimo D’Alema (ovunque si trovi) fanno a gara per elogiare il modello-Santa Maria Goretti: i politici, secondo loro, dovrebbero imitare la modestia e la castità della dodicenne che nel luglio del 1902 scelse di farsi uccidere anziché stuprare. Credo non sia necessario rammentare la figura di questa ragazzina marchigiana, emigrata con la famiglia nella pianura pontina al tempo ancora malarica. La prima volta che conobbi la sua storia la commozione si mescolò, devo ammetterlo, con la perplessità: sono uomo pratico e a una figlia consiglierei il primum vivere. Ma se la Chiesa l’ha proclamata santa significa che Dio ha apprezzato più di me il suo comportamento, realizzando attraverso di lei vari miracoli. Quindi chino umilmente il capo, senza però smettere di sentirmi più vicino ai campioni del cattolicesimo immoralista, ovvero di una religione non basata sulla morale (una morale sono capaci di inventarsela tutti, anche Eugenio Scalfari), ma su Cristo: Sant’Agostino che scrisse «Ama, e fa’ ciò che vuoi» e San Filippo Neri la cui tipica, simpatica esortazione era «State buoni se potete». E non vorrei tirare in ballo la prima meravigliosa enciclica di Papa Benedetto XVI, la Deus caritas est in cui è stampato qualcosa di inaudito, qualcosa che ribadisce la Chiesa come l’unica istituzione erotofila che ci sia: l’eros non è mai totalmente disgiunto dall’agape, scrive Ratzinger; anche in ciò che viene definito volgarmente sesso può nascondersi, si nasconde, il segreto dell’amore. Che Lerner e D’Alema non siano ferratissimi in encicliche è comprensibile, giustificabile, più grave che a contraddire il Santo Padre sia monsignor Crociata, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana. Comunque nulla di sorprendente: Crociata è un sacerdote cattolico che si veste da pastore protestante e parla come un puritano, proprio come se appartenesse a quella setta eretica, di stampo calvinista, con cui da tempo si denominano i braghettoni e i beghini, gli ossessionati dai cosiddetti peccati della carne. All’apice della loro parabola, nell’Inghilterra del XVII secolo, i puritani riuscirono a imporre la chiusura dei teatri e dei locali di divertimento, come forse vorrebbe fare monsignor Crociata per contrastare il da lui deprecato «libertinaggio». Ma il prelato trapanese (esperto di dialogo con l’islam, inesperto di dialogo coi cattolici) conosce il significato della parola? Dai resoconti dell’omelia pronunciata nella casa di Santa Maria Goretti, a Borgo Le Ferriere (Latina), non si direbbe. Del resto è normale, non credo che De Sade sia molto presente nelle biblioteche dei seminari. Io invece l’ho cominciato a leggere da ragazzino alla biblioteca comunale di Reggio Emilia, magari ne so qualcosa in più. Il libertino non va confuso col donnaiolo, il libertino può essere etero, omo o anche asessuato, il libertino può essere un sadico o un masochista o un marito fedele alla moglie essendo il libertinismo innanzitutto mentale. I libertini sono all’origine filosofi o parafilosofi francesi vissuti fra Sei e Settecento secondo i quali, tenetevi forte: 1) Dio non esiste; 2) le religioni sono superstizioni; 3) l’uomo è un animale, nient’altro che un animale. Chi frequenta la storia delle idee e non parla per sentito dire riconosce come eredi dei libertini Corrado Augias e Piero Angela e Aldo Busi e Michel Onfray e Piergiorgio Odifreddi e Margherita Hack e Stefano Rodotà, non certo, tanto per essere chiari, Silvio Berlusconi. Nel lungo e tristo elenco non ho volutamente inserito Lerner né D’Alema di cui non ho ben chiaro il presente status (non ho capito quanto e se ancora pratichino le religioni d’origine, l’ebraismo per il primo, il comunismo per il secondo).

So soltanto che sono due acerrimi anticristiani, gorettini solo all’occorrenza, per orrendo machiavellismo: D’Alema complotta sotto i baffi mentre Lerner imputa a Berlusconi addirittura dei «festini», con un linguaggio da questura anni ’50. Sono nella realtà scagliatori di prime pietre, e di seconde, e di terze... Specialisti di caccia al capro espiatorio, l’unico rito che conoscono bene è quello del linciaggio.

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