Torino Poco più di ventiquattro ore prima di Natale e quattro giorni prima di compiere 59 anni, Roberto Bettega è tornato a casa: alla Juventus, certo. Società per la quale ha giocato e lavorato per ventisei anni, divisi tra vittorie in campo (sette scudetti, due Coppe Italia e una Uefa) e dietro la scrivania (15 titoli, dallo scudetto alla Champions League): faceva parte della Triade, certo, ma non è mai stato pizzicato né intercettato. E dal processo per il falso in bilancio appena terminato è uscito candido come una rosa. Così, toccato con mano quanto sia difficile navigare nel mare del calcio, il presidente «faccio tutto io» Jean Claude Blanc ha deciso di richiamarlo alla base: da ieri sera, l'ex Bobbygol è il vicedirettore generale della Juventus. In sostanza, Bettega avrà (fino al 2012) le mani libere in tutte le aree della società, dal mercato, ai rapporti con la squadra fino alle scelte strategiche. In pratica, il vero alter ego di Blanc: quest'ultimo si conferma uno e trino - presidente, amministratore delegato e direttore generale - ma la sua autonomia in ambito calcistico non sarà più totale. Quanto al ds Alessio Secco, resta al suo posto ma anche per lui vale il discorso di cui sopra: Bettega - il cui ritorno è stato voluto in primis da Andrea Agnelli, con il benestare del cugino John Elkann - sarà il tutor di entrambi e anche qualcosa di più. «Lavorerò per la mia Juve - le prime parole di Bettega - Ho raccolto con entusiasmo la proposta di Blanc. La fiducia nel lavoro fatto dalla società e nelle persone che la guidano mi dà la certezza che sapremo essere competitivi ai massimi livelli».
Alla fine, insomma, ha vinto lui: già consulente di Blanc nel primo anno post-calciopoli, era stato poi salutato a giugno 2007.
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