RomaSe la miglior difesa è lattacco lautodifesa di Nichi Vendola è ultraoffensiva. Ospite su due pagine dellUnità, nellintervista il governatore pugliese punta il dito un po ovunque - politici di centrodestra, magistrati, persino sul suo ex assessore Tedesco - tranne che su se stesso. Si dimentica gli insuccessi della sua politica sanitaria, non accenna alla voragine nei bilanci del settore. Dribbla anche lultima stoccata del Manifesto, che ha tirato in ballo la Svimservice, che gestisce e controlla i dati sulla spesa della sanità pugliese, il cui ex direttore generale e poi «quality manager» era Francesco Saponaro, poi divenuto assessore al Bilancio nella giunta di Vendola.
Lui, il presidente che «poteva non sapere», sembra vedere una realtà diversa. Le inchieste? Sono «diverse», esordisce. E snocciola quella su Fitto e quella sul «sistema Tarantini», sottolineando che coinvolgono esponenti di centrodestra. E poi? Poi cè «il filone della cocaina e delle escort», che ovviamente riguarda il centrodestra, insiste Vendola. Il coinvolgimento di Frisullo, vice del governatore? «Diciamo che alcuni schizzi di fango sono finiti pure sul centrosinistra», taglia corto il presidente della regione Puglia. Ah, solo schizzi di fango. E linchiesta della Dda che vede indagato Tedesco, e che si allarga allintera gestione del potere in Puglia? Vendola prova a essere lapidario: «Tedesco si è dimesso appena uscita la notizia sullAnsa». Quanto al merito delle accuse, il governatore che pochi giorni fa dava il «benvenuto» a qualsiasi «attività che produce controllo della legalità», ora aggiusta il tiro. E, clamorosamente, spara accuse sulle toghe. «Siamo di fronte a un teorema giudiziario», esordisce. Poi attacca il pm della Dda, Desirèe Digeronimo: «Penso che la magistratura debba fare il proprio lavoro, ma penso anche che il pm abbia compiuto degli azzardi nelle modalità di procedere. Cè stata una inutile spettacolarizzazione: hanno sguinzagliato i poliziotti per tutta Bari a caccia dei bilanci dei partiti che sono su internet». Ma anche le indagini sui presunti illeciti nellassegnazione di 13 sedi farmaceutiche, e sulla legge regionale i cui atti sono stati acquisiti dalla procura, non vanno giù a Vendola. Per lui è «discutibile indagare» su quella normativa, che «ha scatenato la lobby dellordine dei farmacisti». Curioso. Un anno fa, prima dellinchiesta che punta alla Regione, Vendola aveva già difeso quella legge, a margine della conferenza stampa per annunciare le dimissioni di Antonio Castorani, voluto proprio da Nichi alla direzione generale del Policlinico di Bari e poi però «sostituito» in agosto senza batter ciglio con Vitangelo Dattoli. Castorani - poi ascoltato in procura come persona informata sui fatti - in quelloccasione, seduto tra Vendola e Tedesco, faticò a trattenere la lingua. Disse di essersi dimesso «perché me lo ha chiesto il presidente», e aggiunse che però a licenziarlo erano stati i «poteri forti»: «Ho tentato un percorso di correttezza e trasparenza ma non ho avuto collaborazione nel cambiamento perché nel caos i poteri forti sguazzano meglio». Parole pesanti, roba che uno con il vissuto politico di Vendola non avrebbe mai fatto passare sottotraccia. Ma in quelloccasione il governatore minimizzò. I poteri forti? Forse la lobby dei farmacisti che chiede a Fitto di fermare la legge. Al posto di Castorani, Vendola piazzò dimperio Vitangelo Dattoli, uomo di fiducia di Tedesco e già direttore sanitario del Policlinico. Poi indagato per false dichiarazioni al pm. In una conversazione intercettata con lex assessore, Dattoli a proposito dei «guai» di Tedesco disse: «Parlerò con una persona che conosco». Al pm, il dirigente spiegò che parlava di problemi politici, non giudiziari. Non è stato creduto. E ora Vendola cade dalle nuvole, e dichiara allUnità che su Tedesco ha «peccato di ingenuità», tutto qui.
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