Marianna Bartoccelli
da Roma
È un bilancio positivo quello che traccia il ministro della Giustizia al Senato nella relazione di apertura del nuovo anno giudiziario. Una grande innovazione realizzata da questo governo con la legge che attribuisce al governo il compito di effettuare un bilancio sull’amministrazione della giustizia nel precedente anno e tracciare gli orientamenti e i programmi legislativi per l’anno in corso da effettuare in Parlamento. Oggi ci sarà la relazione analoga alla Camera. «Mai una legislatura ha dispiegato un’azione riformatrice così vasta e profonda in tema di giustizia» ha concluso il ministro che ha centrato la sua relazione sulla necessità di togliere al Csm la funzione disciplinare per affidarla a un «organo indipendente». La relazione del governo è stata fortemente criticata dai senatori dell’opposizione, per i quali è la conferma «del crac della giustizia in Italia».
Il ministro Castelli ha indicato nel dettaglio tutte le riforme realizzate: quella dell’ordinamento giudiziario, del diritto societario, delle procedure concorsuali, e «di una parte significativa del codice di procedura civile»; tutti interventi mai realizzati «nella storia della Repubblica» e che secondo Castelli «testimoniano il grande e fattivo impegno del Parlamento e del governo». La sua relazione inizia con un atto di accusa nei confronti della Corte dei conti, che «ha esercitato nei confronti del ministero un controllo esasperato», rendendo difficile il buon funzionamento dello stesso ministero.
Poteri dello Stato. Non c’è un rapporto equilibrato. Il culmine è stato raggiunto a metà degli anni ’90, quando «l’azione di vasta parte della politica fu delegittimata dall’azione della magistratura». Secondo il ministro il problema principale dei giudici è la loro «autoreferenzialità». Per questa ragione il guardasigilli ha proposto «un organo indipendente, formato da esimie personalità che funga da sezione disciplinare per i magistrati» e «tribunali indipendenti» che intervengano «quando tra le parti in causa ci siano magistrati». Così, per la prossima legislatura ha auspicato la necessità di togliere compiti disciplinari al Csm.
Intercettazioni. Sono troppe e sono un’arma contro la democrazia. Da 32mila bersagli nel 2001 a 106.500 nel 2005. Queste le cifre annunciate per denunciare il rischio di abuso di questo strumento di indagine. Il riferimento è alle intercettazioni pubblicate e diffuse sui media, fatto da condannare soprattutto moralmente. «Le intercettazioni - ha detto il ministro - sono un’arma insostituibile per la lotta alla criminalità e al terrorismo. Ma come tutte le armi potenti porta in sé il pericolo di arrecare gravi danni se usata in modo scorretto».
Prescrizione. Resta di quasi sette anni la durata di un processo penale. Il guardasigilli ha confermato che «da qualche tempo il trend di crescita dell’arretrato è stato fermato» e si assiste a una «tendenza in diminuzione sia in campo civile che penale»: nel 2001 i procedimenti pendenti erano 10 milioni 700mila, oggi invece il debito giudiziario «ammonta a meno di 10 milioni». La durata dei tempi processuali ha determinato un aumento costante delle prescrizioni. Nel 2001 erano 98mila, nel 2005 sono diventate 200mila. La legge ex Cirielli porterà alla prescrizione altri 35mila procedimenti.
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