Gli orrori della Cina svenduti dall'Occidente per un po' di riso

Torture e persecuzioni, ma in nome dell'economia i governi dimenticano. Pechino scarica Hillary. Harry Wu: "Nel mio Paese gli omicidi di stato sono una pratica quotidiana". Sparito nel nulla l'avvocato che difese i dissidenti 

Gli orrori della Cina svenduti  
dall'Occidente per un po' di riso

Stiamo parlando di niente, non accade nulla. Non c'è solo il dipartimento di Stato americano a convogliare le solite informazioni sui diritti inumani in Cina: ci sono e c'erano i rapporti di ChinaAid, di Laogai Research, di Amnesty International, di Human Rights Watch, di Nessuno tocchi Caino, di Reporter senza frontiere, del Centro tibetano per i diritti umani, tanti altri: e convergono più o meno tutti, era già quasi tutto nei rapporti reperibili in rete. Oggi potreste tranquillamente acquistare «Il Libro nero della Cina» (Guerini e associati) che è risalente al 2004 e che è la fotocopia differita di quanto accade oggi: del resto i veri inasprimenti del regime ebbero inizio dal 2003.

La situazione semmai è peggiorata perché c'è stato l'inasprimento ulteriore legato alle Olimpiadi. Ma oggi di fatto non c'è un casus belli, non c'entrano i tre cinesi che si sono incendiati in piazza Tienanmen o il capodanno tibetano blindato dall'esercito: di peculiare c'è semmai che queste notizie siamo venuti a saperle, o meglio c'è che siamo venuti a saperle nel momento in cui potevano casualmente relazionarsi a una questione economica che riguarda Cina e Stati Uniti. Non c'è niente di nuovo nel rapporto del Dipartimento di Stato americano: soprattutto perché non esiste nessuna questione cinese sui diritti umani. Non-esiste. Non con gli Usa. Non con l'Europa.

L'Italia, poi: gli ultimi due governi hanno fatto a gara su chi fosse più ossequiente. A Pechino perciò hanno ragione: sono solo affari interni della Cina. Tutti. Non è cinismo paradossale: invocare i diritti umani in Cina equivale a un rilancio qualsiasi all'interno di una trattativa d'affari, così come a suo tempo poteva esserlo organizzare delle Olimpiadi. Ha ragione il New York Times a ricordare come sia stato Bill Clinton, nel 1994, il primo a separare diritti umani e politica estera: la quale a sua volta non è mai stata separata da ogni politica economica. Il miglioramento dei rapporti tra Paesi, ergo, è indipendente dal peggioramento dei rapporti di ogni dipartimento di questa Terra. La presunta polemica nasce perché Hillary Clinton è stata in visita ufficiale a Pechino, una settimana fa, e al ritorno ha fatto spallucce sui diritti umani: ma c'è mai stato qualcuno che abbia fatto altrimenti? Forse, paradossalmente, solo George Bush qualche mese prima di rimangiarsi tutto: le Olimpiadi si avvicinavano e il carrozzone affaristico del Comitato Olimpiaco era infarcito di multinazionali interessatissime al mercato asiatico. Gli Stati Uniti dipendono dalla Cina più di chiunque altro: l’economia d’oltreoceano non può certo rinunciare ai prodotti cinesi a basso costo e gli investitori cinesi tengono letteralmente in piedi il Paese. Sappiamo che l'Europa ha nella Cina il principale partner commerciale e che la Germania è prima per interscambio: ecco perché la più coraggiosa, semmai, è stata Angela Merkel quando due anni orsono ricevette il Dalai Lama nonostante le solite minacce di ritorsioni che in genere agitano tanto la nostra Farnesina.

Da allora a oggi, dalle Olimpiadi a oggi, le organizzazioni umanitarie non hanno mai smesso di documentare come Pechino sia venuta meno a ogni sua promessa. Il Tibet neppure nominiamolo: è in stato di guerra e la gente è praticamente prigioniera. Ma sappiamo che è peggiorata la persecuzione degli attivisti per i diritti umani, la detenzione senza processo, la censura, ovviamente l’applicazione della pena di morte: e se i dati non sempre convergono è perché in Cina sono considerati segreto di Stato. Di fatto la pena di morte era e resta prevista per 68 reati (anche se le autorità negano) e in ogni caso annovera più esecuzioni che in tutte le altre nazioni del mondo messe insieme. Per il resto, secondo i vari rapporti e loro specializzazioni, potete apprendere degli organi espiantati e rivenduti senza il consenso dei familiari, delle torture, dei dissidenti imbottiti di psicofarmaci, dei milioni di cattolici cinesi che rischiano persecuzioni ogni giorno: ai cattolici va ricordato che in Cina la libertà religiosa in fin dei conti non c’è, essere cattolici non autorizzati è proibito, pregare è proibito, preti e monache spesso finiscono male, l'aborto viene praticato sino al nono mese, l'infanticidio della progenie femminile è praticamente una legge dello Stato. Nessuno ha seriamente condannato la Repubblica Popolare Cinese per la sua produzione industriale e manifatturiera operata nei Laogai, ossia i lager.

E nessuno ha da dire neppure sui lavoratori non forzati: nelle imprese private cinesi, a fronte di paghe ridicole e di ferie praticamente inesistenti, le ore straordinarie sono obbligatorie e forfetizzate. Sono cose che si sanno. Sono cose che non si sanno. Stiamo parlando di niente, sinché non succederà davvero qualcosa.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica