Orso di Fano

È uno dei cinque santi venerati nella Chiesa col nome di Orso. Si dice che nel 1113, durante i lavori di ricostruzione della cattedrale di Fano (distrutta da un incendio due anni prima), vennero alla luce le reliquie dei santi Fortunato, Eusebio e Orso, che erano stati vescovi di Fano e delle cui tombe si era persa ogni traccia. Orso, di cui si hanno scarsissime notizie, sarebbe stato un eremita divenuto famoso come predicatore. Visse a cavallo dei secoli VI e VII, al tempo in cui la Marca era invasa e percorsa dei longobardi. Verso l’anno 620, morto il vescovo Fortunato, Orso fu chiamato a succedergli a furor di popolo. Il nuovo vescovo si adoperò per sollevare il popolo dalle miserie della guerra e morì, secondo certuni, verso il 625; secondo altri, attorno al 639. Una leggenda persistente racconta che, nel giorno della festa del santo, un contadino stava arando il suo campo con i buoi. Un passante, vistolo lavorare in giorno di festa, lo rimproverò, ricordandogli che era la ricorrenza di s. Orso. Al che quello rispose, sgarbato, che se il santo era un orso, lui era un cane. E continuò ad arare. Ma, improvvisamente, davanti ai buoi si spalancò una voragine che inghiottì il blasfemo, l’aratro e gli animali. Riferisce la Bibliotheca Sanctorum (Città Nuova) che a Fano la via intitolata al santo vescovo è ancora chiamata «Fossa di Sant’Orso».

Ora vorrei segnalarvi, di Angela Pellicciari, Family Day Roma-Madrid. E dopo? (Fede & Cultura); Goffredo di Monmouth, Profezie e visioni del Mago Merlino (Il Cerchio); Gilbert K. Chesterton, Eugenetica e altri malanni (Cantagalli).

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