A Oslo si scatena l’emergenza nazionale «Aiuto, abbiamo finito il burro per Natale»

La notizia impazza da giorni su twitter e ha varcato i confini nazionali norvegesi, centinaia di blogger pubblicano foto con strazianti richieste di aiuto, parlando di «tragedia nazionale», fiorisce il mercato nero: nel regno di Norvegia manca il burro, proprio mentre i sudditi di re Harald V stanno apprestandosi a cucinare tutte le prelibatezze natalizie, dove il burro, naturalmente, la fa da padrone. «Aiutateci, abbiamo bisogno di burro. Siamo disperati. Siamo norvegesi», «salvateci da una vita da vegani! Donate burro» sono i toccanti appelli rivolti.
Le cause della penuria? Secondo il sito Views and News from Norway vanno dalla minor produzione di latte durante l’estate alla moda dilagante di una dieta ricca di grassi e povera di carboidrati che ha fatto aumentare esponenzialmente il consumo del prelibato condimento. Più realisticamente altri hanno accusato la cooperativa che domina il mercato, Tine, di una cattiva pianificazione che rischia ogni settimana 50 tonnellate di burro in meno proprio nel periodo delle Feste.
A complicare la cose c’è anche il fatto che la Norvegia non fa parte dell’Unione europea e quindi per importare burro si pagano alti dazi: la dirimpettaia Danimarca, grande serbatoio di prodotti caseari, si crogiola nella sua abbondanza, e un programma tv ha anche perfidamente offerto ai vicini la miseria di mille panetti.

Le autorità di Oslo hanno così ceduto e alleggerito le rigide norme protezioniste consentendo di importare burro con tariffe doganali drasticamente ridotte. Ne ha subito fatto tesoro l’unico vero concorrente, anche se più piccolo, di Tine, Synnove Finden, che si appresta a immettere sugli scaffali fra le 260 e le 300 tonnellate di burro importato dal Belgio.

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