«In ospizio sono diventata scrittrice»

Camille De Peretti ha 28 anni, ma per lei è naturale raccontare che cosa succede in una casa di riposo. Lì ha ambientato il suo romanzo, Prima che venga la notte, e lì ha trascorso tante ore, da piccola, perché la sua mamma era infermiera in un ricovero per anziani. «E poi tutti i trentenni hanno un nonno o un parente in un posto del genere: ormai i ricoveri sono un luogo della nostra vita quotidiana» racconta al telefono da Parigi.
Quello degli anziani è un mondo familiare?
«La mia mamma mi portava con sé al lavoro in una casa di riposo e la aspettavo per ore: è un ambiente che conosco davvero bene, da sempre».
Perciò ha deciso di scrivere un romanzo sugli anziani?
«Sì. Ma anche per raccontare la storia di Nini, una delle protagoniste del libro. Era la mia nonna vera ed è morta in una casa di riposo. Le avevo sempre promesso che avrei scritto un romanzo sulla sua vita».
È tutta autobiografia?
«Non solo. Ho trascorso sei mesi visitando diverse case di riposo per incontrare medici, infermieri, volontari, parenti e ospiti. Ho visto tutto ciò che ho scritto, il libro è molto realistico».
E che mondo ha visto?
«Non è orribile e non è perfetto. È un ambiente difficile, perché ci sono sofferenza, malattia, solitudine. Ma, a volte, la vita è più forte e riesci a divertirti anche lì».
Ci sono davvero storie d’amore?
«Certo. Ho visto due anziani innamorarsi a ottant’anni. Il direttore di una clinica mi ha raccontato che i figli, spesso, non accettano i nuovi amori dei genitori. Pretendono che il papà o la mamma non dorma in un’altra camera, con l’amante, perché loro pagano la retta per un letto.

Ma i soldi sono solo una scusa: la realtà è che, per loro, quell’amore è ancora tabù».
Com’è questo amore?
«Fantastico. Certo il sesso non sarà il massimo, ma è importante che, finché vivi, anche se sei malato, tu possa amare e innamorarti. E anche se i tuoi figli poi si arrabbiano».

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