da Roma
«Ti rendi conto che su un testo come questo lUnione si spacca e si crea una maggioranza diversa?». Era un Romano Prodi molto allarmato quello che giovedì mattina ha affrontato così il capogruppo dellUdeur Mauro Fabris.
Il testo in questione era quello di un ordine del giorno sulla questione Pacs, che il partito del ministro Clemente Mastella aveva presentato in coda alla fiducia sulla finanziaria, e che impegnava il governo a «non promuovere iniziative sulle coppie di fatto, e in ogni caso a non equiparare in alcun provvedimento le stesse alle famiglie definite dalla Costituzione». Un testo sul quale gran parte dellopposizione era pronta a convergere, insieme a Udeur, Italia dei valori e teodem della Margherita: risultato, la maggioranza che aveva appena votato compatta la fiducia sulla Finanziaria si sarebbe spaccata, col rischio che ne emergesse unaltra, trasversale, a impronta cattolica. Il partito di Mastella è stato sottoposto ad un pressing fortissimo per tutto il giorno; Prodi, Vannino Chiti e Francesco Rutelli si sono dati il turno per convincere Fabris a ritirare o quantomeno modificare il testo: «Così mandate sotto il governo», era linvocazione che ripetevano. «State mettendo la maggioranza in un gran casino», sbottava la vicecapogruppo ds dellUlivo Marina Sereni. Fabris in aula ha avvisato che lUdeur «non voterà mai né in Consiglio dei ministri né in Parlamento un testo che equipari coppie di fatto e matrimoni». Alla fine lordine del giorno, sterilizzato dai riferimenti più stringenti, è stato accolto come raccomandazione.
Poco dopo, senza che nessuno se ne accorgesse, è passato un altro ordine del giorno di carattere esattamente opposto. Il documento, a firma del deputato radicale della Rosa nel pugno Maurizio Turco, apre sostanzialmente la strada alla piena equiparazione dei diritti tra coppie di fatto e coppie sposate. E il governo, che era rappresentato in aula in quel momento dal sottosegretario «tecnico» allEconomia Nicola Sartor, lo ha accolto.
Il testo, secco, consta di sole due frasi: «Premesso che nell'ordinamento esiste una definizione di "famiglia anagrafica" nell'ambito della quale i diversi soggetti presi in considerazione non godono delle stesse posizioni giuridiche soggettive. Impegna il governo a riconoscere a tutti i membri della famiglia anagrafica - così come definita dal Dpr 30 maggio 1989 - le situazioni giuridiche soggettive più favorevoli già riconosciute solo ad alcuni di essi». In pratica, spiega Maurizio Turco, una simile impostazione «bypasserebbe la questione del riconoscimento giuridico delle coppie di fatto: non ci sarebbe bisogno di Pacs, perché i membri di una famiglia anagrafica, quindi semplicemente conviventi, potrebbero chiedere lapplicazione dei diritti "più favorevoli"», ossia anche quelli riconosciuti ai coniugi legalizzati. Due concezioni, quella dellUdeur e quella della Rosa nel pugno, diametralmente opposte, e tra le quali sarà ben complicato per il governo trovare una mediazione digerita da tutta lUnione. Per questo Fabris è facile profeta nel notare che «comunque vada, su questa questione si creerà una maggioranza diversa da quella di governo: sia che prevalga lanima cattolica trasversale, sia che prevalga quella laica, che pure può trovare una sessantina di voti anche nellala liberale della Cdl».
Intanto gli uffici legislativi delle ministre Pollastrini e Bindi stanno lavorando alla prima bozza di ddl sui Pacs, che deve esser pronta per fine gennaio.
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