Padova, il sindaco concede la sala ai centri sociali. FI: "Ora si dimetta"

Duro l’affondo della capogruppo di Forza Italia, Eleonora Mosco, dopo che il sindaco Giordani ha ospitato in una sala comunale gli attivisti dei centri sociali

Padova, il sindaco concede la sala ai centri sociali. FI: "Ora si dimetta"

La storia dei centri sociali a Padova, è lunga, travagliata e pericolosa. Intere zone tinte di rosso, covi della lotta operaia e dei no global e radical chic che sostengono l’attuale sindaco del centro sinistra, Sergio Giordani. E tre sono le anime dei centri. C'è il Pedro, quello storico, quello che l’anno scorso ha compiuto trent'anni e che seguiva le orme del Leoncavallo di Milano e de El Paso di Torino, c’è il collettivo politico Gramigna, ora Marzolo occupata e c’è il BiosLab collettivi studenteschi.

Un primo cittadino, quello padovano, sorretto anche da Coalizione Civica che all’interno ha elementi vicini ai centri sociali. Basti pensare che il 15 ottobre scorso proprio Giordani ha concesso una sala del palazzo comunale della Città del Santo per far sì che gli attivisti dei centri sociali, tenessero una conferenza stampa. Una conferenza stampa dei centri sociali, qui, a Padova, nella sala comunale, nella città dove si è negata la presentazione del fumetto su Norma Cossetto, infoibata stuprata violentata e uccisa dai partigiani titini nel 1943, ecco qui si è concessa addirittura la sala Anziani del Palazzo Moroni perché gli attivisti del centro sociale dicessero che i fogli emessi dal questore sono “carta straccia”. Come a dire, per la Storia non c’è posto, per l’illegalità sì.

Gli attivisti hanno, infatti, indetto la conferenza stampa per dire che loro dei Daspo emessi, in sostanza, se ne sbattono. La questione riguarda proprio il Daspo urbano emesso contro sei militanti dell’estrema sinistra che a luglio 2017 si erano scontrati con gli agenti di polizia durante una mobilitazione indetta per contrastare un evento di Forza Nuova contro lo ius soli. In 22 finirono alla sbarra per lesioni aggravate, minacce e resistenza a pubblico ufficiale. Ma nonostante questo loro non intendono rispettarli. Anzi hanno anche attivato una raccolta firme, il 17 ottobre scorso, per chiedere la sospensione immediata dei fogli di via emessi dal questore.

“Nella conferenza stampa di questa mattina – scrivevano il 15 ottobre scorso alle 18.01 nella pagina Facebook del Pedro Centro Sociale Occupato - abbiamo annunciato che disobbediremo ai fogli di via dati dalla questura di Padova ad attivisti dei centri sociali del nord-est. Questo è l’appello per denunciare l'uso di questi provvedimenti contro le lotte sociali”.

Risultato? Opposizioni sul piede di guerra e sindacati di polizia pure che considerano inaccettabili anche le giustificazioni del primo cittadino, ricordando come il sindaco abbia anche la delega alla sicurezza e che quindi dovrebbe garantire “legalità e rispetto delle istituzioni”.

E a questo si rifà la capogruppo di Forza Italia del Comune di Padova, Eleonora Mosco che ha definito inaccettabile che un sindaco apra le porte della casa comunale senza aver fatto le opportune verifiche. “L’amministrazione comunale - recita l’articolo 1 del regolamento sull’utilizzo della sala comunale - si riserva in ogni caso di valutare l'opportunità di utilizzo di una sala di proprietà pubblica in relazione alla tipologia e finalità dell'iniziativa”.

“In questo senso il sindaco - tuona la Mosco- ha dato spazio e voce all’illegalità nella casa comunale deputata invece a rappresentare i valori di legalità e giustizia che i centri sociali hanno vilipeso e calpestato. Il sindaco ha permesso - continua – agli attivisti e rei dei centri sociali di manifestare nella sala comunale la loro contrarietà al foglio di via del questore definendolo “carta straccia” e dichiarando che l’avrebbero disatteso. Tale circostanza è gravissima, poiché il sindaco dovrebbe essere il garante della legalità, della giustizia e della sicurezza, e non dovrebbe avallare l’intendimento di chi non vuole eseguire il provvedimento del questore. In questo modo, Giordani ufficiale del Governo si è posto contro l’organo dello Stato rappresentato dal questore. Il nostro primo cittadino ha un malinteso senso della legalità: dica da che parte sta, se con i centri sociali o con la legalità e lo Stato. E sarebbe opportuno rimettesse la delega alla sicurezza, se non addirittura le dimissioni. “

Ma a dar man forte agli attivisti c’è la consigliera Daniela Ruffini di Coalizione Civica che proprio il 24 settembre scorso in Consiglio comunale, richiamando l’articolo 3 della Costituzione, ha detto che “non è d’accordo nell’applicare il decreto Minniti Orlando nelle città perché si viola l’articolo 3. Si scaraventa sui sindaci la responsabilità che dovrebbe essere assunta dallo Stato.

Va contro la natura dei sindaci”. Un discorso in cui la Ruffini, aveva esordito dicendo che c’è qualcuno che “considera la Costituzione carta straccia”. Già. Proprio come gli attivisti considerano i provvedimenti dei questori.

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