«In via Padova si rischia»

Pochi centimetri e il coltellaccio da cucina gli avrebbe preso un rene. E oggi sarebbe un’altra storia, che Giovanni R. non racconterebbe a familiari e cronisti. Ma quella vissuta l’altra sera è «l’ultima avventura» dice: «Mi ritiro, non ho più l’età e la voglia di trovarmi in situazioni simili». Già, sessantun anni alle spalle di cui trentasei al volante e la rabbia di sentirsi «all’improvviso la corda intorno al collo», quella stretta dai tre passeggeri d’origine asiatica caricati poco prima in Stazione Centrale. Il rifiuto a consegnare l’incasso, «la fitta alla schiena» e la prognosi riservata. Finale troppo spesso condiviso dalla categoria che, all’ombra della Madonnina, vanta un ben triste primato.

Basta sfogliare i mattinali dei commissariati per rivedere quelle scene che suggeriscono una nuova mappa della città, dove non si caricano né si scaricano clienti perché sarebbe pericoloso. Mappa che cancella le periferie, «quasi quasi è meglio fare su e giù da Malpensa a Milano che girare tra la Stazione Centrale e via Padova».

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