Omar Sherif H. Rida
da Roma
«Vi prego ora lasciatemi stare. Cercate di capire il mio stato danimo». Sono state queste le prime dichiarazioni rilasciate telefonicamente alle 18.00 di ieri, da Alessandra Punzo, moglie del capitano Roberto Punzo, moglie del capitano italiano ferito nel Libano del sud. Parole simili a quelle usate qualche ora prima, alle 14 circa, con la psicologa del Nucleo Psicologi dello Stato Maggiore che laveva chiamata per avvisarla del ferimento del marito: «Voglio superare questo momento da sola».
Via Giangiorgio Trissino, quartiere Talenti, zona Nomentana, un appartamento al terzo piano di unelegante palazzina: sotto la residenza romana della famiglia Punzo il via vai di persone inizia dalle prime ore del pomeriggio. Davanti al portone cè un gruppo di cronisti e i capitani Roberto Lozzi e Massimo Carta, dellufficio stampa dellesercito. Entrambi definiscono il militare ferito «un uomo dalle doti umane eccezionali, molto attaccato al suo lavoro». In casa, trincerata dietro il suo silenzio, la moglie con la piccola figlia di sette anni. Per Alessandra ieri è stata unaltalena di emozioni.
In un primo momento il sollievo per il buon esito delloperazione subita dal consorte: «Le notizie da quello che mi dite mi sembrano confortanti», confida alla giornalista dellAnsa. E lintenzione iniziale di rimanere a Roma, dopo la chiamata con cui il ministro della Difesa, Arturo Parisi, la informa sulle condizioni del marito. Poi, in serata, la svolta con la decisione di raggiungere, oggi o domani, Roberto allospedale Rambam di Haifa, in Israele. Il trasferimento sarà organizzato dal Comando Operativo di vertice Interforze. Alessandra viaggerà accompagnata da uno staff medico dellEsercito.
Anche a via Villanova, a Viterbo, nellabitazione di Luigi Punzo, padre di Roberto, generale dellAviazione dellesercito in pensione, la processione di parenti e amici per chiedere notizie continua per tutto il pomeriggio. «Roberto è in Libano da dicembre - racconta il generale Luigi, in costante contatto telefonico con la nuora -. Sono fiero di quello che sta facendo e speriamo di poterlo riabbracciare presto».
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