TarantoHa deciso che la giustizia degli uomini non bastava e così ha ucciso lui stesso suo padre. Un pedofilo. È accaduto a Mottola in provincia di Taranto. Alla fine è crollato e ha raccontato tutto: ha ammesso di aver ucciso il padre per vendicarsi degli abusi sessuali sulla nipote e perché sospettava che avesse molestato anche sua figlia, ha detto di averlo assassinato in una vecchia casa di campagna, ha raccontato di aver bruciato il cadavere, di aver raccolto le ceneri in un secchio e di averle poi ha buttate via.
Lultimo atto prevedeva il suo suicidio ma lui, imprenditore edile di 44 anni, non ha fatto in tempo: è stato convocato in questura e qui ha confessato. Era il 27 luglio scorso quando sparì misteriosamente un uomo di 83 anni. Adesso affiora la verità che rivela una drammatica storia di orrore e vendetta in famiglia: lanziano, arrestato e condannato per violenza sessuale su una nipote di 13 anni, era stato ucciso da uno dei suoi quattro figli.
Limprenditore ha descritto le fasi dellomicidio. Quel giorno è andato a prendere il padre dalla casa di riposo dove era detenuto ai domiciliari e lo ha portato in un casolare a Grottaglie, un paese vicino. Qui è nata una lite feroce, il figlio ha picchiato il padre, lo ha ucciso a mani nude. «A un certo punto non si muoveva più», ha raccontato. Poi se nè andato, ma il giorno dopo è tornato e ha fatto sparire il corpo: ha trascinato il cadavere in un deposito in eternit utilizzato per lacqua e lo ha bruciato alimentando le fiamme per dodici ore di seguito; infine ha preso un secchio, ha raccolto le ceneri e le ha buttate in un campo.
Il 20 agosto gli altri parenti hanno presentato denuncia di scomparsa, la polizia ha avviato indagini. E ha cominciato a scavare nella vita dell83enne e della sua famiglia. Lanziano fu arrestato il 9 dicembre del 2009, quando gli agenti della squadra mobile di Taranto, con laiuto di psicologi, conclusero uninchiesta su una squallida vicenda di abusi. Gli investigatori accertarono che l83enne aveva violentato una nipote di tredici anni con la complicità della nuora che in cambio intascava somme tra i 15 e i 150 euro. Il pedofilo e la madre della ragazzina furono processati e condannati. Il 27 luglio lanziano aveva ottenuto la revoca dei domiciliari. Dopo la sua scomparsa la squadra mobile ha concentrato i sospetti su uno dei figli, che aveva già deciso di suicidarsi e aveva acquistato carta e buste per lasciare tre messaggi di addio ai familiari e a un poliziotto.
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