Con Pagliaro alla presidenza Mediobanca torna all’antico

Renato Pagliaro è il decimo presidente di Mediobanca. Siederà, idealmente, sulla stessa poltrona che è stata di Francesco Cingano e guiderà Piazzetta Cuccia insieme all’amministratore delegato Alberto Nagel. Alla direzione generale sale, invece, Francesco Saverio Vinci.
Il riassetto, preannunciato da tempo e conseguente al passaggio di Cesare Geronzi al vertice delle Generali, è stato completato ieri dal cda che ha poi approvato la trimestrale. Pagliaro non ha deleghe operative ma la sua promozione ha una valenza politica, perché chiude la fase di «discontinuità» iniziata nel 2003 con la chiamata dall’esterno di Gabriele Galateri di Genola: a quell’epoca l’unico modo per le grandi banche italiane di ottenere dai soci francesi di Piazzetta Cuccia la pace sull’assetto delle Generali. Nella stessa battaglia cadde Vincenzo Maranghi, il delfino di Enrico Cuccia, di cui Pagliaro e Nagel sono gli anelli di congiunzione verso il nuovo corso di Mediobanca, non più solo salotto buono del capitalismo nostrano, ma boutique finanziaria con ambizioni europee. Al punto che, ha rivelato ieri Vincent Bollorè, a considerare Pagliaro adatto alla presidenza era già stato Maranghi. «Pagliaro è presidente e questo è molto importante perché Maranghi ha sempre detto: “Bisogna che Renato sia presidente”». Un fatto «formidabile», «una grande cosa, decisa come sempre all’unanimità», ha proseguito il finanziere bretone per poi soffermarsi sulla promozione dei «giovani» e sull’addio di Geronzi: «Ci manca Cesare - ha detto - ma lo vedrò domani a Generali».
In mattinata il riassetto era passato dalla riunione del patto, per la prima volta presieduta da Angelo Casò. Inevitabilmente la presidenza del «tecnico» Pagliaro sarà comunque diversa da quella di un banchiere di sistema come Geronzi. La direzione generale passa invece a Vinci, cui va anche la vicepresidenza del comitato esecutivo. Il banchiere, che è neoconsigliere di Generali, è il nuovo «uomo macchina» di Piazzetta Cuccia: ricadranno sotto la sua influenza la divisione «Operations» (contabilità e bilancio) e le controllate come Compass e CheBanca!. Vinci mantiene, inoltre, la responsabilità dell’«area mercati». Pagliaro consegna invece a Clemente Rebecchini lo scrigno delle partecipazioni pregiate dell’istituto (la divisione «Principal investing»): da Telecom a Rcs e Generali. Proprio il legame con Trieste, di cui Piazzetta Cuccia è il primo azionista, sarebbe finito nel mirino di Bankitalia e potrebbe innescare un nuovo braccio di ferro con l’Antitrust. Secondo cui per risolvere il dubbio di un eventuale controllo di fatto la quota di Mediobanca dovrebbe dimezzarsi. «Non abbiamo alcuna indicazione né dal cda, né dal regolatore di ridurre la nostra quota in Generali», ha chiarito Nagel agli analisti ironizzando sulle rinnovate critiche dell’Antitrust per l’impatto sulla concorrenza che ha la quota nel Leone.

«Ho letto le dichiarazioni dell’Antitrust - ha commentato Nagel - e ho scoperto che siamo un operatore di assicurazioni. Non lo sapevo». Oltre alla presidenza dell’esecutivo (che perde un posto) e del comitato nomine, Pagliaro assume la presidenza del comitato remunerazioni.

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