Da Palazzo Chigi stop al ministro: «Idea personale, mai concordata»

Roma«Meno ai genitori e più ai figli». Sembrerà un paradosso, ma la soluzione alla piaga dei «bamboccioni», quelli che non lasciano la casa dei genitori e continuano a pesare sul bilancio familiare fino a età avanzata, non può che uscire dai portafogli degli stessi genitori, se non da quello dei nonni. Comunque dai pensionati. È una «idea personale» del ministro della Pubblica amministrazione, ha subito precisato ieri la presidenza del Consiglio dei ministri. Ma quella illustrata ieri da Renato Brunetta, è a tutti gli effetti una ricetta per superare il fenomeno molto italiano dei ragazzi che rimangono a casa fino alle soglie della terza età: riconoscere ai giovani un assegno di 500 euro mensili. Un incentivo all’autonomia, che andrebbe finanziato agendo sulle pensioni.
«La verità - ha detto Brunetta - è che la coperta è piccola e quindi non ci sono risorse per tutti. Secondo me si deve agire sulle pensioni di anzianità, quelle che partono dai 55 anni di età. Facendo in questo modo si potrebbero trovare risorse che consentirebbero di dare ai giovani non 200 ma 500 euro al mese». Su questa proposta, ha assicurato il ministro, ci sarà anche un confronto con i ministri competenti. Ma la materia è delicatissima. Sulle pensioni pesano le aspettative di migliaia di persone e, generalmente, sono un argomento dove tutti vanno con i piedi di piombo, tanto che da Palazzo Chigi in serata è arrivata la precisazione: è un’idea «del tutto personale» di Brunetta, «mai concordata all’interno del governo».
Brunetta aveva previsto le reazioni: «Una proposta del genere scatenerebbe le proteste dei sindacati, che sono quelli che difendono i genitori». Puntuale è infatti arrivata l’alzata di scudi. Contraria la Cgil (per Carla Cantone, della segreteria dello Spi, una «provocazione irresponsabile»), i Verdi (perché, ha spiegato il presidente Andrea Bonelli, «500 euro sono pochi»), Rifondazione comunista («proposta delinquenziale», secondo il segretario Paolo Ferrero). Sulla linea non toccate le pensioni anche Italia dei valori («Il Nobel delle sciocchezze», punta il dito il capogruppo Massimo Donadi). Spaccato il Pd. Contrario l’ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano («un’altra uscita pirotecnica del ministro») e il segretario Pierluigi Bersani («con il governo crescono tasse e chiacchiere»). A favore, invece, Mario Adinolfi che si fa spesso sindacalista delle nuove generazioni nella sinistra («Il partito non reagisca con il consueto riflesso condizionato conservatore»).
Una «tempesta in un bicchier d’acqua di laguna», ha ironizzato poi Brunetta.

Perché non si tratta di una misura del governo, ma di un ragionamento fondato su un’altra anomalia tutta italiana, quella di una spesa sociale quasi interamente assorbita dalla previdenza. Dato di fatto che, in qualche modo, scagiona i giovani mammoni. Prima di insultarlo, ha commentato Giuliano Cazzola, esperto di previdenza e senatore Pdl, i suoi detrattori «farebbero bene a leggersi i bilanci Inps».

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