Presa cellula jihadista: "Portavano clandestini in Italia"

La procura della Repubblica di Palermo ha chiuso le indagini preliminari dell'operazione "denominata Abiad" in seguito alla quale è stata smantellata una organizzazione dedita al contrabbando di sigarette, al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Presa cellula jihadista: "Portavano clandestini in Italia"

Una cellula vicina ai jihadista smantellata a Palermo. La Procura ha chiuso le indagini premilianri dell’operazione Abiad. Tra i reati contestati contrabbando di sigarette, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ma anche istigazione a commettere più delitti in materia di terrorismo.

L'atto - (che solitamente prelude alla richiesta di rinvio a giudizio) - è stato notificato agli indagati: Mongi Ltaief e Aymen ouafi, tunisni; Mohamed El Kouch, marocchino; Michele Mercurio e Salvatore Sutera, entrambi di Palermo; Aymen Fathali, tunisino (arrestato in Germania). Risultano tuttora irreperibili (e latitanti) i tunisini Khaled Ounic, Anis Beltaief , Taufik Naoui e Ahmed Khedr. L'operazione era stata eseguita, nel gennaio scorso, dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Palermo. Sono Ahmed Khedr e Khaled Ounich, entrambi tunisini, i due capi dell'organizzazione transnazionale accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Ma, soprattutto, sarebbero loro - secondo il Ros e i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo - i soggetti contigui ad ambienti jihadisti.

Khedr - (alias Ahmed Kahla) - 32 anni, tunisino, tuttora latitante - e Ounich, 31 anni di Zahra (alias Khaled El Ouaer, Khaled Jerbi e Khaled Ounniche) con ruoli diversi, svolgevano principalmente la loro attività criminale in Tunisia, in un ruolo apicale all'interno del gruppo, soprattutto il primo disponendo l'impiego dei suoi collaboratori e non operando direttamente sul campo ed il secondo anche partecipando personalmente con ruolo attivo.

Ecco cosa scrivevano i pm di Palermo nel fermo dalle parole riportate dall’Agi: "Indagato per avere pubblicamente istigato a commettere più delitti in materia di terrorismo e per avere pubblicamente fatto apologia di più delitti della medesima specie; in particolare per avere realizzato tali condotte attraverso strumenti informatici o telematici e segnatamente attraverso il social network Facebook condividendo sul suo profilo Facebook e sulle pagine Facebook relative ad altri gruppi materiale propagandistico delle attività svolte da gruppi islamici di natura terroristica, sia di tipo documentale (preghiere, scritti, ordini, istruzioni ed altro) che video-fotografico (scene di guerra, immagini di guerriglieri, discorsi propagandistici, kamikaze, uccisioni di ostaggi ed altro)".

Ounich, sostengono i pm della Dda del capoluogo palermitano, "si riforniva in rete, nonché attraverso altri strumenti di comunicazione e, in particolare, mantenendo contatti e condivisioni con pagine Facebook e profili Facebook tutti inerenti attività di tipo terroristico in Tunisia, in Iraq, in Siria, in Medioriente, in Europa e negli Usa; con le aggravanti di aver commesso istigazione e apologia del terrorismo e di avere commesso il fatto attraverso strumenti informatici e telematici". Tutte condotte finalizzate al terrorismo poiché "per la loro natura ed il contesto in cui venivano realizzate, erano idonee ad arrecare grave danno a più paesi, sia mediorientali che Europei, in cui si sono già ripetutamente verificati attentati terroristici, e compiute allo scopo di intimidire la popolazione o destabilizzare o distruggere le strutture politiche fondamentali, costituzionali, economiche e sociali di tali paesi".

Il trentunenne tunisino è inserito organicamente nella associazione transnazionale dedita al favoreggiamento della immigrazione clandestina e al contrabbando di tabacchi lavorati esteri oltre alla sua contiguità con

ambienti terroristici a sfondo jihadista pro Isis, rilevata dalla analisi della sua pagina Facebook che, nel tempo, ha posto in essere una significativa azione di propaganda jihadista con incitamento alla violenza ed all'odio.

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