Il "vuoto temporale" per truffare le banche: 14 indagati per truffa

I carabinieri hanno denunicato 14 persone per truffa e associazione a delinquere. Avevano studiato un sistema per fregare le banche

Il "vuoto temporale" per truffare le banche: 14 indagati per truffa

Avevano studiato tutto a tavolino. Un sistema ingegnoso che permetteva di sfruttare una sorta di "vuoto temporale" del sistema informatico di alcune banche di Catania per prelevare e utilizzare denaro in realtà mai versato sui conti correnti. In 14 sono stati denunciati. Si tratta di 14 persone catanesi, 8 donne e 7 uomini, di età compresa fra 26 e 62 anni. I 14 sono accusati dal Gip di associazione per delinquere e truffa. Si tratta di D.P. di 52 anni, G.E. di 47, I.P. di 46, C.V. di 32, L.J. di 28, L.A di 34, G.A. di 49, V.C. di 63, R.G. di 58, L.S. di 62, S.V. di 36, L.G. di 26, G.M. di 31, N.O. di 59.

Un'indagine dei carabinieri che inizia oltre 5 anni fa, nel 2014, dopo alcune segnalazione di movimenti sospetti ai danni di diversi istituti bancari e postali della provincia. Un'analisi approfondita di questi movimenti, ha consentito ai militari del comando provinciale di Catania che ha condotto l'indagine, di scoprire l'esistenza di un ingegnoso sistema di truffa attuato dalle 14 persone indagate che permetteva di prelevare ed utilizzare denaro in realtà mai versato sui conti correnti sfruttando il cosiddetto "ritardo informatico" e, cioè, quel vuoto temporale nel quale gli effetti bancari vengono effettivamente tramutati in disponibilità economica all’avente diritto ancor prima che, di fatto, l’istituto di credito abbia effettuato gli accertamenti necessari sulla solvibilità dell’assegno e del suo traente.

Il gruppo criminale aveva escogitato un sistema di truffa di per sé semplice, ma al tempo stesso efficace che, in particolare, si avviava con l’apertura di nuovi conti correnti tramite artifizi e raggiri, a cui seguiva un minimo versamento di denaro che, così, permetteva di ricevere i relativi carnet di assegni e carte bancomat. La tappa successiva era quella di versare su un conto corrente, così attivato, assegni di un altro istituto bancario e/o postale per importi considerevoli, emessi da complici che avevano contemporaneamente acceso altri analoghi conti correnti. Così, atteso il breve lasso di tempo che consentisse al sistema informatico di rendere effettivamente disponibile la somma versata (ma senza, concretamente, aver ancora compiuto le dovute verifiche), il gruppo allo scoccare della mezzanotte provvedeva nell’arco di qualche ora al massimo ad attingere alla somma così resa disponibile tramite operazioni "online", bonifici, versamenti su carte prepagate e prelievi di denaro da bancomat e ricariche telefoniche, sino a svuotare il conto.

Il sistema aveva previsto anche la creazione di una fittizia attività commerciale intestata ad uno dei sodali all’organizzazione, attraverso la quale potevano utilizzare all’occorrenza il sistema

pos con le carte bancomat dei complici per simulare falsi pagamenti, così da velocizzare le operazioni di incasso. In tal modo il gruppo, in poco meno di due mesi, si era impadronito di circa 45 mila euro.

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