Palme e lecci, viale Zara sembra un lungomare

Vicino al laghetto di Palestro c’è un’Araucaria, un sempreverde cileno che vive sulle Ande tra i 1200 e i 2mila metri d’altezza

Palme, araucarie, tassi, pini mughi, pini strobi, agrifogli e perfino i mediterranei lecci. Basta guardarsi intorno per accorgersi che l’inverno milanese non è poi così grigio e monotono: molti arbusti e una consistente parte dei circa 160mila alberi cittadini sono impegnati a darci un po’ di colore anche in questo periodo. Qualche esempio? Viale Zara non è certo paragonabile al lungomare di San Remo, eppure le palme concentrate in questo angolo di semiperiferia forse avvicinano un po' le due località. Dal civico numero 24 al 78 se ne contano una dozzina per lo più piantate nei giardini privati delle villette negli Anni Trenta e Quaranta quando l’esotismo era di gran moda. La più alta (quasi otto metri) si trova all’angolo con viale Nazario Sauro. Altri due begli esemplari sono in via Borgogna angolo Cino Del Duca e, sempre in Mascagni, in un cortile d’angolo con viale Bianca Maria. Si tratta di alberi tenaci e di grande valore naturalistico perché diffusi in tutta l'Europa meridionale all'inizio dell'era Terziaria.
Le sorprese non mancano neppure a Lambrate: quanti passanti frettolosi si sono mai accorti che in una aiuola davanti alla stazione Fs di piazza Bottini verdeggia un bell’esemplare di leccio? Un luogo davvero inusuale per questa quercia a foglia persistente che di solito è parte integrante della macchia mediterranea. Oltre a quello di piazza Bottini, ce ne sono altri due: rispettivamente in piazza Castello, a sinistra della torre del Filarete, e in via Curie a lato del cavalcavia delle Ferrovie Nord. Altro gigante sempreverde presente in città è il tasso. Un albero che ebbe grande fortuna nell’Ottocento per l’addobbo dei giardini all’inglese. Se ne trovano parecchi esemplari nei cimiteri e in parchi pubblici e privati. Tuttavia il grande tasso di piazza Giovine Italia spicca molto piacevolmente nel contesto cittadino: quasi un’oasi di riflessione nel trantran quotidiano.
Anche il pino strobo ci dà un po' di sollievo visivo in questo periodo. È un albero di origine americana presente in Italia dal 1800. Le sue foglie ad ago e a sezione triangolare sono riunite in mazzetti di cinque e hanno un tipico colore verde-azzurro. Se ne può vedere un bellissimo esemplare in piazza Coriolano e altri due, molto alti e appaiati, in piazzale Susa nonché al parco Sempione e in diversi giardini condominiali. Tra le tante specie di pini, a Milano si trova bene anche il mugo o pino di montagna, che vegeta in giardini e parchi quasi sempre nella forma «prostrata» simile a una siepe. Una piccola selva di sette esemplari è visibile in piazza Leonardo da Vinci, nella aiuola a sinistra del monumento a Luigi Panzeri. Consistenti macchie verdi di pini mughi si trovano anche nei giardini pubblici di Palestro. Dalla sua resina si estrae un olio usato per farmaci e caramelle contro la tosse.
Sempre a Palestro, nei pressi del laghetto, c’è poi un esemplare di araucaria detta anche pino del Cile o albero delle scimmie. Questo sempreverde è originario delle Ande, dove vive tra i 1200 e i 2000 metri d’altezza. Ne vivacchiano altri esemplari in alcuni giardini condominiali che tuttavia non raggiungono l’altezza (anche 40 metri) propria di questa specie quando è nel suo habitat. Fino a qualche anno fa una araucaria allietava una aiuola di via Cenisio, angolo Cucchiari. Oggi c’è solo un tronchetto spelacchiato di non si sa cosa: peccato che non sia stata degnamente rimpiazzata.
In passato oltre agli alberi, venivano piantate diverse specie di arbusti che fiorivano durante la brutta stagione. Ma nel giro di 20 anni resta poco di quello che fu un vero vanto cittadino. Consultando il libro Alberi a Milano scritto nel 1985 dalla botanica e naturalista Alma Lanzani Abbà, si può constatare che oggi sono quasi del tutto spariti dalle nostre aree a verde le amamelidi, singolari arbusti dai fiori a petalo nastriforme, gialli da dicembre fino a febbraio; i calicanti, attivi da dicembre a marzo con fiori dal profumo penetrante e mielato (esemplari erano dietro il Planetario, al parco Sempione e in via Moncalvo) e i laurocerasi (ce n’erano in via San Marco angolo via Ancona, a fianco di Palazzo Dugnani e in via Medeghino, davanti a un supermercato).

Per fortuna sopravvivono agrifogli (spettacolari per la quantità di bacche quelli ai giardini pubblici, all’entrata di via Manin 6) e qualche siepe di piracanta che, con le sue bacche a grappolo, crea suggestive macchie di colore. Di piracanta sono, ad esempio, le siepi a delimitazione del giardinetto tra le vie dell’Orso e del Lauro.

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